Giovedì 25 Aprile 2024

Beruschi, 80 anni: "Da capo ufficio ero cattivo, sul palco tremavo"

Una vita nel cabaret, compie 80 anni: "Iniziai a 13, non ho più smesso. A scuola Cochi e Renato copiavano da me. Il mio amico Berlusconi disse: 'Ho fatto una tv, vieni a trovarmi'". "Da vicedirettore della Galbusera multavo i colleghi, ora mi ringraziano. Il mio sogno è tornare a cantare al Festival di Sanremo"

Enrico Beruschi e Gianfranco D'Angelo

Enrico Beruschi e Gianfranco D'Angelo

Tutto è cominciato da tre barzellette. Meglio: da come le raccontava. "Walter Valdi, una delle anime del Derby Club, una sera mi viene incontro, al bar, e mi gela: “Mi dicono che sai far ridere, domani sera sali sul palco e vediamo“. L’ho fatto e non sono più sceso". Enrico Beruschi, milanese, mezzo secolo di battute a teatro, al cinema e in televisione, oggi compie 80 anni. Non li festeggia sulla pedana di un cabaret, come previsto fino a tre giorni fa, ma davanti alle reliquie di Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, per un omaggio a Raffaella Carrà. "Arriva l’urna con le sue ceneri, sarò lì ad aspettarla – spiega –. In quella basilica, anni fa, ho avuto l’incontro e il colloquio più bello con Raffaella. Quel giorno i frati più giovani sgomitavano per farsi una foto con lei e io li ho sgridati. Imperdonabile. E invece il padre guardiano mi ha dato ragione".

È credente?

"Non solo. Sono devoto a Fra Modestino da Pietrelcina, di cui si è aperto il processo di beatificazione. Gli ho sentito profetizzare la nascita di bambini da coppie sterili. Quando hai a che fare con un santo entri in una dimensione diversa...".

Beruschi privato?

"Sposato con Adelaide da 47 anni, aldilà dell’umano. Due figli, Filippo e Gloria, e una nipotina di 13 anni, Susanna, che potrei presentare come la mia fidanzata considerato quant’è alta".

La moglie, su Internet, risulta Margherita Fumero.

"Lo era sulla scena, qualcuno ha travisato. Hanno provato a darci anche la stessa camera d’albergo...".

Nessuna reazione a casa?

"Adelaide ci ride. A un’amica ha detto: “Dopo che ha passato sei mesi in scena con Carmen Russo cosa vuoi che gli interessi delle altre?“".

Mai ceduto alla tentazione?

"Con le colleghe ho ceduto una volta sola. Era la mia segretaria, è diventata mia moglie".

La scoperta della comicità?

"Ti trovi a 13 anni piccolo, brutto, povero: come fai a interessare la gente? Mi sono reso conto di avere una faccia che si muoveva in modo diverso. E una voce con i bassi buffi. Mi ispiravo a Elvis Presley. Sul lago di Lecco, d’estate, ero una celebrità".

L’emozione del palco?

"Direi la paura. Quella prima sera al Derby di Milano, dietro la tenda rossa, tremavo. Quando si è aperta mi hanno applaudito. Facevo le facce strane e tutti ridevano, ancora prima che parlassi. Le barzellette hanno fatto il resto. Arruolato. Di giorno, però, ero ancora il vicedirettore della Galbusera Biscotti".

Capufficio cattivissimo, si dice.

"Mettevo anche le multe, obbligavo agli strordinari chi sbagliava. Però tre anni fa ho incontrato vecchi colleghi che mi hanno ringraziato. Grazie ai miei metodi hanno fatto carriera".

A Sanremo nel ’79 lei arriva in finale con "Sarà un fiore", brano che oggi le procurerebbe un linciaggio.

"Sì, facile. Ma su Wikipedia si racconta che ho aperto la strada del Festival ai non cantanti – da Giorgio Faletti a Francesco Salvi – e ai doppi sensi come quelli alla Renzo Arbore de “Il clarinetto“".

Compagni di viaggio: Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.

"Prima di tutto compagni di scuola. Renato è stato mio compagno di banco in seconda e terza media. Spostato vicino a me perché avevo 10 in condotta e lui era un po’ discolo. Cochi l’ho trovato a Ragioneria. Tutti e due, l’hanno confessato loro, copiavano dai miei compiti".

Beppe Grillo?

"Ci conosciamo dagli anni ’70: avevamo lo stesso agente. Dopo il ’77 nei locali eravamo quelli che facevano più pubblico. La ressa fuori, la polizia... Ci raddoppiavano il cachet una sera dopo l’altra. Io ho vissuto una favola, Beppe ha vissuto un’escalation".

È amico di Silvio Berlusconi?

"Dal giorno che ci siamo conosciuti. Una sera, al concerto di Liza Minnelli, ci incontriamo in platea. “Ho fatto una televisione“, mi dice, “cosa aspetti a presentarti?“. Il giorno dopo ero sotto contratto, in esclusiva".

La tv le ha cambiato la vita?

"Un programma nato quasi per caso, Non Stop, regia di Enzo Trapani, ha cambiato il modo di fare televisione. Siamo tutti figli di Non Stop, anche Antonio Ricci".

Con Ricci arriva "Drive In".

"Sono io che chiamo Antonio. Ero sotto contratto con Berlusconi: 5 milioni di lire a puntata per tre anni contro il milione a puntata della Rai, ma non avevo un programma. Chiedo a Ricci di inventarne uno. Dopo 35 anni se ne parla ancora".

C’era anche Gianfranco D’Angelo, scomparso da poco.

"A Drive In mi dicevano: “Con te da solo c’è troppa Milano“. E mi affiancano lui, che era romano. Non ci siamo più persi di vista. Io sono un apprendista, Gianfranco era un vero attore".

Però a 80 anni recita ancora.

"Al primo posto c’è la lirica. Il pianoforte, tre cantanti, io che racconto. Attualmente sono in scena con la Traviata. La mia opera preferita, però, è la Boheme. Mi ricorda mia madre. La racconto, ma potrei anche recitarla".

Che regalo vorrebbe per questo compleanno?

"Saper cantare. L’ho fatto per ridere, sul palco di Sanremo. Mi piacerebbe tornarci, 43 anni dopo".

 

 

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