Mercoledì 24 Aprile 2024

Cristina Parodi: "Lady D mi disse: occhio a chi scegli di sposare"

Giornalista e moglie del sindaco di Bergamo: veniva nella redazione del Tg5 di notte e fingeva di leggere i giornali, così mi feci avanti. L’incontro con Diana: "Quelle parole furono una profezia per il figlio Harry che ha scelto Meghan, non lo stereotipo della principessa"

Cristina Parodi è nata ad Alessandria il 3 novembre del 1964

Cristina Parodi è nata ad Alessandria il 3 novembre del 1964

Cristina Parodi, qual è la prima immagine che le viene in mente della sua infanzia?

"Mia mamma che tiene per mano me e mio fratello Roberto, io vestita a quadretti bianchi e rossi, lui bianchi e azzurri. Camminiamo su una strada di campagna per andare incontro a nostro padre che sarebbe arrivato in auto da Alessandria. Avevo 3 o 4 anni".

Quali erano i ruoli di voi tre fratelli – Benedetta la più piccola – in famiglia?

"Io ero la più regolare, studiosa, mi bastava un sorriso per avere dai miei tutto quello che volevo. Roby era il più bizzoso e capitava anche che si prendesse due scappellotti. Benedetta ha avuto un’adolescenza ribelle, se ne è anche andata all’estero".

Eppure in un’intervista ha detto che, tra lei e suo marito Giorgio Gori, è lei la più pazzerella...

"Per essere più pazzerelli di Giorgio ci vuole veramente poco...".

La sua pazzia più grande?

"Il primo viaggio in India con mio fratello e altri amici, zaino in spalla e mezzi pubblici. Rajastan, Nuova Delhi, Katmandu dove io e Roby abbiamo affittato una moto per girare il Nepal. Mio fratello è stato malissimo per una febbre che non passava mai. Della compagnia io sono stata l’unica che non si è ammalata".

A proposito di suo marito, ha detto che è stata lei a fare la prima avance. Non la facevamo così spregiudicata...

"Spregiudicata mi sembra eccessivo. Allora ero al Tg5 e lui veniva in redazione quando conducevo l’edizione di mezzanotte. Faceva finta di leggere i giornali che ovviamente aveva già letto al mattino alle 8. Però non si decideva. Così un giorno gli ho detto: guarda, sul giornale ci sono anche i cinema, andiamo a vedere un film?"

Vi hanno molto criticato per quella sciagurata foto al ristorante nel primo lockdown. L’ha amareggiata?

"Tutto si può dire di Giorgio, tranne che non faccia le cose con attenzione e cautela. Quella cena non era dovuta a leggerezza, ma seguendo quelle che allora erano le indicazioni degli esperti".

Avete festeggiato i 25 anni di matrimonio. Dopo tutto questo tempo, cosa c’è di più e cosa c’è di meno?

"In più tre figli e una storia meravigliosa che continua a riempirci la vita. In meno... l’agitazione degli inizi certo non c’è più. L’amore si trasforma ma è sempre una cosa bellissima".

Il suo momento di maggior imbarazzo?

"Per molti anni ho condotto il concerto di Natale dal Vaticano. Un’occasione molto importante e molto solenne, con prelati, cardinali, monsignori. Quell’anno era stata invitata Lauryn Hill (cantautrice statunitense ndr.), non so perché. La lista degli artisti è sempre molto controllata: se uno è divorziato, per esempio, non può venire. Insomma, arriva il turno di Lauryn Hill e lei si mette a fare un discorso lungo e durissimo contro la pedofilia dei preti. Non potevo interromperla... quando ha finito toccava a me ed ero davvero imbarazzata. Per fortuna il concerto era registrato e poi è stato tagliato tutto."

Non ha mai fatto una vera e propria gaffe?

"Non me ne ricordo una in particolare. Quando sono in onda può davvero capitare di tutto e non perdo mai la calma. Vado solo in agitazione con i numeri: quando c’è da leggere una cifra superiore al cento vado in confusione."

Cos’è andato male nella ‘Domenica in’ che ha condotto, almeno inizialmente, con sua sorella?

"Il progetto non era giusto per la domenica pomeriggio. Io sono brava a raccontare le storie, mia sorella negli show di cucina. Per il pubblico della domenica pomeriggio serviva un personaggio più popolare, più... caciarone".

È uscito da poco il suo libro sui reali inglesi, "E vissero tutti felici e contenti?". Qual è stata la molla che l’ha spinta a scriverlo, proprio adesso?

"L’anno scorso i due duchi, Harry e Meghan, hanno deciso di abbandonare la famiglia reale, cosa mai successa prima. Siccome per lungo tempo ho seguito le vicende della Casa reale, mi è piaciuto analizzare la storia d’amore di Harry principe ribelle che ha sposato una donna attrice, afro-americana, femminista, che non corrisponde davvero allo stereotipo della principessa. Nel ‘96 ebbi occasione di incontrare Lady Diana a un convegno, e riuscii a parlarle a tu per tu. Tra le cose che disse mi confessò che ai suoi figli voleva insegnare soprattutto l’amore, a fare attenzione a chi avrebbero sposato. Era un chiaro riferimento alla propria vicenda, alla mancanza di amore di cui aveva sofferto. Harry è segnato da profonde ferite: quando ha perso la madre aveva 12 anni e al funerale, seguendo il feretro, il padre gli disse che non poteva piangere perché era un Windsor. Ed ecco che la profezia della mamma si è avverata: quando ha trovato la donna perfetta per lui ha fatto una scelta d’amore. Harry fa simpatia. William è il principino perfetto che, da quando ha due anni, fa sempre la cosa giusta. Harry invece con le sue gaffe rivela un’estrema fragilità."

Da poco si è lanciata nel mondo della moda, col marchio Crida. Chi gliel’ha fatto fare?

"Con la mia amica Daniela Palazzi, stilista, ci siamo sempre divertite a creare i vestiti per noi. Un anno fa, essendo libera da impegni televisivi, ho deciso di buttarmi in questa avventura. Abbiamo avuto una straordinaria scelta di tempi: la collezione ha debuttato nel gennaio del 2020 e un mese dopo è scattato il lockdown. Per fortuna, anche grazie al web, siamo riuscite a sopravvivere."

Molti vi hanno criticato per i prezzi esageratamente alti dei vostri capi...

"Chi ci critica non sa cosa è la moda. Noi vogliamo aiutare il made in Italy, e rispettiamo la territorialità. La seta è italiana, la manifattura italiana. Questo naturalmente ha un costo. Avremmo potuto far fare vestiti in tessuto sintetico in Cina a 30 euro. Bisognerebbe anche calcolare che i nostri vestiti hanno la stessa qualità dei grandi marchi ma, a 600 euro, costano sempre infinitamente di meno di un abito di un brand di alta moda".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro