Giovedì 25 Aprile 2024

Crescere e capirsi, il romanzo delle Figlie uniche

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Si chiama Figlie uniche il romanzo d’esordio di Claudia Marin – giornalista di QN, napoletana con origini venete – in libreria in questi giorni per Iride-Rubbettino editore. Una donna protagonista: Costanza, che avrebbe tutto per essere contenta di se stessa. Non ha problemi economici, ha un marito devoto, sempre presente quando c’è bisogno di lui. Ma c’è qualcosa che la tormenta, la rende insicura: il confronto con la madre, pittrice di successo, geniale e sfolgorante. Un confronto che la condiziona, la fa vivere con il freno a mano dell’incertezza costantemente tirato. Poi, l’evento che cambia tutte le prospettive: la nascita della figlia di Costanza. Che dovrà accettare di chiudere le pagine del libro dell’adolescenza, e aprire quello dell’età adulta. Fare i conti con le sue debolezze, ma anche con le proprie energie nascoste. Proprio la figlia, Sofia, permetterà alle due donne di avvicinarsi l’una all’altra, in un percorso mai facile.

Tre donne, un microcosmo femminile, fatto di gesti e pensieri. Il racconto, in definitiva, di quanto sia difficile ritagliarsi uno spazio autonomo nel mondo. E prima di tutto, in quel mondo essenziale, imprescindibile che è la famiglia. Il romanzo spazia tra presente e passato, tra avvicinamenti e separazioni, in un continuo gioco con il tempo. Per scoprire che ognuna delle tre donne è, in fondo, lo specchio delle altre. La paura di diventare madre, di essere ancora troppo concentrata su se stessa per potersi concentrare su un’altra vita, è resa sulla pagina in modo molto efficace.

I contrasti arrivano senza che ci sia niente a introdurli, a spiegarli, a renderne l’impatto più morbido. Edoardo – il marito – "era misurato. Equilibrato. Calmo. Rassicurante. Organizzato. Perfetto. Ancora una volta Costanza di congratulò con se stessa per averlo scelto. Ancora una volta Costanza dovette frenare l’istinto inspiegabile di tempestare il muro di pugni". È così, la vita. Inspiegabile. O forse ha delle ragioni che la ragione non conosce.

Giovanni Bogani

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