Roma, 8 gennaio 2021 - Lucertole, salamandre, rane, pesci e anche un particolare tipo di alligatore. Sono alcuni degli animali che possiedono la capacità di sostituire parti del proprio corpo danneggiate o perdute (come la coda); una dote che la scienza studia da tempo nell’ambito della cosiddetta medicina rigenerativa. L’argomento è stato ripreso in questi giorni in un articolo apparso sulla rivista NPJ Regenerative Medicine, che descrive nel dettaglio un gruppo di topolini (genere Acomys) le cui ferite guariscono senza lasciare cicatrici.
Cosa sono gli Acomys
Sono dei roditori di piccole dimensioni, che si caratterizzano soprattutto per il muso appuntito, le orecchie grandi ed erette e la folta pelliccia, ricoperta di peli spinosi. Ne esistono in tutto 19 specie distribuite quasi esclusivamente in Asia e Africa. Varie ricerche hanno messo in luce che gli Acomys presentano importanti doti rigenerative, oltre ad alcuni tratti fisiologici simili a quelli degli esseri umani: ad esempio sono tra i pochissimi roditori ad avere le mestruazioni, ma anche a sviluppare il diabete a seguito di una dieta squilibrata (tanti grassi o zuccheri), e a produrre ormoni steroidei. Per queste ragioni la scienza li tiene da anni sotto la propria lente di ingrandimento, con l’obiettivo di ricavarne informazioni utili per la salute umana.
Niente cicatrici
Il nuovo paper, a cura di un team della University of Florida, è quello che in gergo tecnico viene definito un meta analisi, ossia un ‘riassuntone’ di quanto scoperto finora sul tema. Nel mettere in ordine e sintetizzare i dati raccolti da studi precedenti, i ricercatori puntano in particolare l’accento sul fatto che tre specie di Acomys riescono a rigenerare ex novo parti di pelle e di muscolo scheletrico senza lasciare dietro di sé cicatrici. Inoltre sono in grado di rimpiazzare tessuti complessi, tra cui porzioni mancanti dell’orecchio e lesioni del rene, nonché di riparare traumi a carico del cuore.
Un corpo nuovo di zeccaa
Secondo gli scienziati, le prove raccolte nel tempo suggeriscono che gli Acomys potrebbero finalmente consentire alla medicina rigenerativa di fare il salto in avanti tanto sperato. Prima servirà tuttavia decodificare i meccanismi alla base delle loro eccezionali doti rigenerative, che al momento sono sconosciuti. Solo così si potrà arrivare un giorno alla progettazione di terapie per ricostruire ad esempio un organo danneggiato o compensare una menomazione, senza ricorrere a interventi chirurgici invasivi o all’installazione di protesi.
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