Il Coronavirus ha un impatto sulla mancanza di cibo e quindi sulla salute mentale

La carenza di cibo a tavola per via della crisi economica può causare gravi danni psicologici che non vanno sottovalutati: lo conferma un nuovo studio statunitense

Foto: kuarmungadd / iStock

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Con la crisi economica scatenata dalla pandemia sta scarseggiando il cibo sulle tavole di tante, troppe, persone. In Italia come in altri Paesi del mondo. Basti pensare che, secondo l’ultimo Rapporto Povertà della Caritas, quasi un italiano su due che - nel periodo tra maggio e settembre 2020 - si è rivolto all’associazione cattolica, lo ha fatto per la prima volta nella propria vita. E circa 4 milioni di italiani, scrive Coldiretti, a Natale e a Capodanno hanno chiesto aiuto per avere a disposizione anche solo un pasto caldo. La carenza di cibo sta inoltre scatenando un altro problema da non sottovalutare, ossia un incremento dell’incidenza delle malattie mentali. L’allarme è stato lanciato da un recente studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine.

Più di 8 poveri su 10 hanno i sintomi della depressione 

Lo studio si riferisce agli USA, ma può risultare interessante anche per il contesto europeo, considerando che la crisi economica attuale è di natura globale. Gli esperti hanno condotto le analisi su un campione di 63.674 adulti statunitensi. Dai risultati è emerso che il 65% dei soggetti ha manifestato sintomi riconducibili all’ansia, e il 52% ha mostrato sintomi depressivi. Più nello specifico, la depressione è stata evidenziata nell’83% dei partecipanti che hanno ammesso di vivere una situazione di insufficienza alimentare. La percentuale è scesa al 49% (comunque parecchio alta, il che testimonia l’impatto della pandemia sulla salute mentale) tra gli americani che in questo periodo non stanno facendo fatica a portare cibo a tavola.

Non sottovalutare la salute mentale

Lo studio si è focalizzato sul fatto che fare fatica a portare del cibo a tavola tutti i giorni può peggiorare i sintomi dell’ansia e della depressione, e che i soggetti che vivono difficoltà analoghe devono essere aiutati anche dal punto di vista psicologico: “Una soluzione sarebbe quella di sviluppare programmi di supporto che possano, contemporaneamente, aiutare le persone sia a risolvere i problemi di insicurezza alimentare, sia i problemi dal punto di vista della salute mentale”, ha detto Kyle Ganson, co-autore dello studio e professore presso la University of Toronto. Un altro aspetto messo in luce dalla ricerca è che i pacchi alimentari e i pasti caldi gratuiti possono alleviare in parte i disagi psichici dei soggetti in condizioni di povertà estrema, dunque è comunque necessario partire da quegli atti di solidarietà, per poi fare un lavoro più specifico.