Martedì 23 Aprile 2024

Coronavirus, gli effetti sull'ambiente

Lo stato di emergenza dovuto alla diffusione del coronavirus Covid-19 ha rallentato l'economia cinese, provocando un significativo calo delle emissioni di CO2

(Foto: Ansa)

(Foto: Ansa)

In Cina le emissioni di CO2 sono diminuite di circa 100 milioni di tonnellate nelle ultime due settimane, a causa dell'epidemia causata dal coronavirus Covid-19. A dirlo è uno studio condotto dal Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), in Finlandia, che evidenzia come il taglio corrisponda al 6% delle emissioni globali nello stesso periodo dell'anno. L'indagine, pubblicata sul sito britannico CarbonBrief, sottolinea che la diffusione del coronavirus ha provocato un importante calo della domanda di carbone e petrolio sul suolo cinese. In particolare i ricercatori hanno rilevato che, a parità di periodo, la produzione giornaliera di energia elettrica nelle centrali a carbone non era stata mai così bassa negli ultimi quattro anni. Quanto al petrolio, di cui la Cina è il maggiore importatore e consumatore mondiale, l'attività delle raffinerie della provincia di Shandong (hub petrolifero del Paese) ha pareggiato i minimi registrati nell'autunno 2015. Più in generale il report sottolinea che "le misure per contenere il coronavirus", tra cui il prolungamento delle vacanze previste per il Capodanno cinese, "hanno portato a una riduzione della produzione che va dal 15% al 40% nei settori chiave dell'industria". A tale riprova, la produzione dell'acciaio è ad esempio la più bassa dell'ultimo quinquennio. La somma di tutti questi fattori, sottolineano gli scienziati ha "spazzato via un quarto o anche più delle emissioni di biossido di carbonio del Paese nelle ultime due settimane, periodo in cui l'attività sarebbe normalmente ripresa dopo la pausa di Capodanno". Secondo alcuni ambientalisti questo calo temporaneo, dettato dalla situazione di emergenza, potrebbe tuttavia essere seguito da un rapido ribaltamento di scenario. "Dopo che il coronavirus si sarà placato, è molto probabile che avremo una fase da 'inquinamento di ritorsione', in cui le fabbriche massimizzano la produzione per compensare le perdite registrate durante il periodo di spegnimento", ha dichiarato in un'intervista Li Shuo, consulente politico di Greenpeace in Cina.

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