Venerdì 19 Aprile 2024

Lo Champagne sta vivendo la crisi peggiore della sua storia a causa del Coronavirus

Cento milioni di bottiglie invendute e tonnellate di uva distrutte: l'emergenza per la pandemia ha messo in ginocchio lo spumante francese

A fine 2020 nelle cantine dei produttori resteranno 100 milioni di bottiglie invendute

A fine 2020 nelle cantine dei produttori resteranno 100 milioni di bottiglie invendute

Roma, 5 agosto 2020 - È dai tempi della Grande depressione di inizio Novecento che lo Champagne non affrontava una crisi di tali proporzioni: anzi, quella causata dal Coronavirus si prospetta addirittura peggiore. Si stima che a fine 2020 rimarranno invendute 100 milioni di bottiglie, su una produzione annua media di 300 milioni, con una perdita economica nell'ordine di 1,7 miliardi di euro: un terzo del giro d'affari dell'anno scorso. Al di là del mercato degli appassionati, che non aspettano certo occasioni particolari per gustarsi un nobile spumante della regione di Épernay e di Reims, la maggior parte del consumo di Champagne è legata a celebrazioni, eventi sociali, momenti conviviali. Tutti cancellati per l'emergenza Covid, e le progressive e limitate riaperture di bar e ristoranti non basteranno per recuperare i mesi persi. I dati di cui sopra sono già noti da fine maggio, divulgati dal Comité Interprofessionnel du vin de Champagne, l'organismo che riunisce migliaia di coltivatori e cantine della zona e sovrintende alla produzione del vino. Adesso un approfondimento dell'Associated Press ha fornito ulteriori dettagli sullo scenario prossimo venturo che attende lo Champagne. Perché si avvicina il momento di decidere come provare a mitigare i danni in questo contesto di crisi senza precedenti. Il 18 agosto il CIVC si riunirà per stabilire le contromisure da adottare, che saranno drastiche: verrà probabilmente fissato un limite molto restrittivo alla produzione di bottiglie di quest'anno, per evitare un crollo dei prezzi e la perdita di valore del marchio Champagne. Ciò comporterà che una enorme quantità di uva della vendemmia sarà distrutta o svenduta per la distillazione di alcol industriale. A pagarne il prezzo saranno soprattutto i piccoli produttori. L'articolo cita le parole di Anselme Selosse, pioniere e uno dei massimi esponenti dell'approccio naturale allo Champagne, per il quale è "un insulto alla natura" che i pregiati grappoli della regione finiscano trasformati in igienizzante per le mani: "Dovremo distruggere l'uva e pagare affinché venga distrutta… È semplicemente una catastrofe. Lo Champagne non ha mai dovuto affrontare una situazione simile finora, nemmeno durante le guerre mondiali".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro