Contemporanea e viva: l’Arte torna a essere Fiera

Al via a Bologna la 45ª edizione della manifestazione che dopo 2 anni e mezzo riporta in presenza galleristi, collezionisti e pubblico

Migration

di Benedetta Cucci

Se fosse un’opera di videoarte a raccontare quello che è successo negli ultimi due anni di assenza di Arte Fiera da Bologna (l’ultima edizione fu nel 2020), si vedrebbe il quartiere fieristico dall’alto deserto, silenzioso, che improvvisamente riprende a vivere con gli stand che muro dopo muro si innalzano (le gallerie presenti, italiane e straniere, sono 142), poi le persone che appaiono sempre più numerose, raggiungendo l’apice della popolosità nel weekend. Chiazze di colore sarebbero i collezionisti, spesso appassionati di abiti ricercati e sgargianti, i toni chiaroscuri vestirebbero invece critici, curatori, artisti e naturalmente il direttore artistico – alla sua terza edizione in presenza – Simone Menegoi, appassionato di look concettuale total black, che ieri mattina ha potuto finalmente aprire le porte della sua ricerca serrata e appassionata per gallerie e musei, che è ripresa immediatamente dopo l’apertura post lockdown e non si è mai fermata.

Il tutto, con l’intento di portare in città il meglio di una fiera che eccezionalmente è stata spostata da gennaio a maggio e che vedrà vibrare assieme a questa parte commerciale, con la benevolenza di una primavera che pare già estate, quella più culturale di Art City. Bologna si animerà con centinaia di mostre (come Crack l’arte che vive nelle crepe dei muri, solo show del fotografo Paolo Balboni presso Progetto Dimore via Farini 33a) tra palazzi, gallerie, musei e fondazioni culminando nella notte bianca di sabato sera con aperture fino a mezzanotte.

Arte Fiera quarantacinquesima edizione, quella della “ripresa“ (è questa la parola d’ordine per Menegoi) e del ritorno in società e alla socialità, apre oggi e, fino al 15 maggio, proporrà, tra i padiglioni 15 e 18 dedicati rispettivamente al contemporaneo e all’ arte del XX secolo (il percorso è studiato per permettere di visitare l’uno o l’altro dallo stesso punto di partenza), tre sezioni curate e su invito che affiancano la “Main Section“ per approfondire altrettanti ambiti importanti per l’identità della kermesse: l’arte moderna e del dopoguerra storicizzato nel Focus curato quest’anno da Marco Meneguzzo, la pittura del nuovo millennio nella sezione Pittura XXI, la fotografia e il video in Fotografia e immagini in movimento.

La selezione mirata di gallere si unisce a un approccio che punta a dare spazio alle poetiche individuali, con l’esplicito invito rivolto agli espositori di presentare un numero limitato di artisti. Come in passato, inoltre, sono state incoraggiate le proposte monografiche (gli stand interessati sono 35), tanto per gli artisti storicizzati quanto per le ultime generazioni. "Riprendiamo a guardare le opere dal vero e non sullo schermo di un computer – afferma Simone Menegoi –, riprendiamo a disputare con i galleristi, gli artisti, i curatori, i tanti appassionati che affollano la fiera e riprendiamo il discorso da dove lo avevamo lasciato, ovvero dal percorso di rinnovamento di una fiera che non vuole rinnegare la sua storia ma sa di doverla declinare al presente".

Ma il presente, per molte gallerie, è anche quello di aver lasciato l’era pre-covid in cui gli investimenti potevano essere maggiori ed essere ripartiti con una selezione di opere per la fiera dai prezzi più bassi, perché c’è un’altra parola d’ordine che risuona ed è: “contenuto“. "Per noi non è una fonte di business, Arte Fiera – è la chiosa di Antonio Bruzzone, direttore generale di Bologna Fiere – è un appuntamento per Bologna e un grande momento per incontrare gli amanti della cultura e dell’arte contemporanea di ogni dove e fare un lavoro di tessitura tra quartiere fierisctico e città". È una Primavera in tutti i sensi, questa dell’arte, e si vedrà a fine art-week se il mese di maggio sostituirà quello tradizionale di gennaio.

A partire del primo mandato di Menegoi, nel 2019, Arte Fiera commissiona a un artista italiano un’opera inedita ambiziosa, o comunque di dimensioni notevoli, da presentare al pubblico: in questa edizione tocca a Liliana Moro, che dalla fine degli anni ‘80 si contraddistingue per originalità, in una sfida costante con lo spettatore, posto a confronto con l’opera senza pregiudizi. Moro ha scelto un materiale inconsueto, ma a cui ricorre regolarmente: il suono. È la grande scultura intitolata Rumore Bianco.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro