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Connessi anche con la tv: l’anno del sorpasso

In Italia gli apparecchi “smart“ superano quelli tradizionali: 122 milioni gli schermi nelle nostre case, 97 milioni quelli collegati alla Rete

Connessi anche con la tv: l’anno del sorpasso
Connessi anche con la tv: l’anno del sorpasso

Degli Antoni

Più che sul mare, l’Italia è un Paese che si affaccia sui canali. Televisivi. L’esplosione dall’offerta di intrattenimento ci ha costretto a cambiare, e molto rapidamente, le nostre abitudini salottiere. La schermografia dell’Italia del telecomando ci viene offerta dallo studio elaborato dall’Auditel (la società che rileva i dati di ascolto) in collaborazione con il Censis. Il risultato è, in molti casi, sorprendente. Per esempio, veniamo a sapere che sono ben 122 milioni gli schermi nelle case italiane, e di questi oltre 97 milioni sono connessi a Internet. Le smart tv hanno superato i televisori tradizionali: nel 2023 sono state conteggiate per 21 milioni contro i 20,5 delle “vecchie“. Se però si tiene conto delle tv classiche che però possono essere collegate a internet, il totale cresce a 22,8 milioni (negli ultimi sette anni le smart tv sono triplicate). Il 60% delle famiglie ha in casa almeno una smart tv, mentre 700mila famiglie, corrispondenti a 1,4 milioni di persone (2,8% del totale) non possiedono nemmeno un apparecchio televisivo, o per ragioni di arretratezza culturale o, al contrario, per un dogma ideologico. Il 9,1% delle famiglie italiane, oltre 2 milioni e 200.000 in valore assoluto, possiede almeno uno smart speaker, aggeggi tipo Alexa per intenderci. Prosegue ininterrotta la crescita degli smartphone, che quest’anno sono 50 milioni e 600.000 e rimangono i device più utilizzati dalla popolazione.

Non tutti però sono proiettati al futuro: 8,4 milioni di famiglie (19 milioni di persone) possiedono una tv che non è compatibile nemmeno col digitale terrestre di seconda generazione. Lo switch off, cioè il passaggio definitivo a questo tipo di trasmissione, è stato più volte rimandato: se dovesse accadere oggi, tutti questi rimarrebbero tagliati fuori anche dalle trasmissioni tv più tradizionali. La corsa all’aggiornamento tecnologico riguarda anche la dimensione e la qualità degli schermi, e i nostri salotti somigliano sempre di più a sale cinematografiche: oltre 6 milioni di apparecchi televisivi, il 14,1% del totale, hanno una dimensione di 50 pollici o più; il 97,5% degli apparecchi ha lo schermo al plasma, a cristalli liquidi o al LED e 8 milioni e 200.000 di televisori, il 19,1% del totale, sono a 4K. Capitolo Internet: il 91,7%delle famiglie italiane accede alla rete, ma di queste ben il 22,4% lo fa solo attraverso lo smartphone. Mentre l’8,3% non ha collegamento in casa.

Differenze geografiche: si va da un massimo del 70,2% del Centro, a un minimo del 53,4% nel Meridione Ma cosa se ne fanno gli italiani di queste meraviglie tecnologiche? Lo streaming, naturalmente. Oltre 26 milioni di italiani (45,8% del totale) guardano spettacoli audio e video su piattaforme e siti web, inclusi quelli gratuiti delle emittenti nazionali. Nel 2017 erano il 27% del totale e non raggiungevano i 16 milioni. La platea di questi affezionati dello streaming come è composta? Il 51,4% è maschile, il 30,8% con un’età tra il 45 e i 65 anni, il 28% è tra i 18 e i 34 anni, mentre gli over 65 costituiscono una piccola minoranza: 7,7%, ma stanno crescendo a velocità vertiginosa, forse aiutati da figli e nipoti. Il pubblico delle piattaforme streaming gratuite (essenzialmente, Rai e Mediaset) ha una composizione diversa: è formato soprattutto da donne, bambini, anziani, e conta più laureati.

L’indagine svela anche cosa guardano gli utenti che si affidano al web. Il 95% guarda film (era prevedibile), quasi il 78% segue notiziari e altri programmi giornalistici, il 77% programmi culturali, il 71% fiction e soap opera, il 60% intrattenimento (show, reality etc), il 49% sport, il 33% trasmissioni per bambini. Le famiglie che hanno la tv connessa sono mediamente più numerose, più giovani e più ricche rispetto a quelle in cui ci sono solo apparecchi tradizionali: il 43% è composto da coppia con figli, contro il 36% di coppia senza figli. Nel 71% dei casi il capofamiglia ha meno di 65 anni, percentuale che scende al 55% nelle famiglie che hanno tv tradizionali.

Nel 1979 l’Italia era illuminata dalla nascita del terzo canale Rai. Oggi, poco più di 40 anni dopo, i canali sono centinaia e centinaia. Dalla penuria alla sovrabbondanza, dalle ristrettezze alla libertà sfrenata, la rivoluzione televisiva è compiuta.

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