"Conflitti e nevrosi di una famiglia" Il Natale di Castellitto in casa Cupiello

di Beatrice Bertuccioli

Si muore dal freddo a casa Cupiello, in questo Natale del 1950, mentre fuori viene giù la neve. Ma il presepe no, quello non manca, perché per Luca Cupiello è un rito imprescindibile. Mentre la sua famiglia si va disgregando, nel presepe ogni cosa è al suo posto, le casette, i vari pupazzetti di terracotta, la capanna che ospiterà il bambinello. E Luca si ostina, vuole farlo piacere per forza anche al figlio Tommasino che, ribelle, alla domanda del padre, ti piace ’o presepe? Risponde con un secco “no”.

Natale in casa Cupiello è la commedia di Eduardo De Filippo che il grande autore e attore napoletano portò in scena per la prima volta nel 1931, un capolavoro di cui lo stesso Eduardo curò anche due trasposizioni televisive. Da quello che è ormai un celebrato classico, Edoardo De Angelis, il regista napoletano di pellicole come Indivisibili e La forza della speranza, ha tratto un film con Sergio Castellitto protagonista, affiancato da Marina Confalone, Adriano Pantaleo, Pina Turco, in onda su Raiuno in prima serata martedì 22 dicembre, un omaggio a Eduardo a 120 anni dalla nascita. De Angelis ha scelto di collocare la storia nel 1950. "Perché è un anno in cui Napoli – spiega il regista – mostra ancora le ferite della guerra ma già si intravede la nascita di un nuovo ceto medio, un anno sospeso tra distruzione e ricostruzione che mi sembra molto assomigliare a questo 2020". E a questa, seguiranno altre trasposizioni eduardiane, sempre con De Angelis regista e il romano Castellitto protagonista, a cominciare da Non ti pago.

Castellitto, un po’ di timore reverenziale per Eduardo?

"Credo di essere abbastanza umile e intelligente da non lanciare sfide a nessuno, nel senso che non mi sono confrontato con Eduardo perché Eduardo è inarrivabile. Ho fatto l’attore, e quindi ho recitato un ruolo, un protagonista straordinario, un personaggio cecoviano, che è Luca Cupiello, e l’ho fatto preso per mano da Edoardo De Angelis che ci ha accompagnati in questa sorta di gioielleria di emozioni, per i conflitti che racconta, per la miscela straordinaria di comicità e dramma".

Forse primo non napoletano a misurarsi con questo ruolo.

"Non ho mai avuto paura di recitare Luca Cupiello perché mi sono sentito molto amato dal regista, e quindi anche protetto da paragoni, grazie a lui che il ceppo napoletano ce l’ha, mentre io no. E poi non mi sono confrontato con un dialetto, perché con Eduardo non siamo di fronte a un dialetto ma a una vera lingua".

Chi è il suo Luca Cupiello?

"È un vecchio, il più vecchio di tutti, e pure è l’unico che riesce a conservare la potenza del bambino, dell’innocente. Ogni anno prende questi pupazzi di terracotta e cerca di ricomporre i pezzi emotivi, i conflitti, i sentimenti e i risentimenti di questa famiglia che oggi definiremmo disfunzionale".

Qual è la specificità di questa trasposizione?

"Intanto questa è la prima volta che si fa un film, o come a me piace definirlo, cinema per la televisione. Poi Edoardo De Angelis ha preso il testo, ne ha rispettato la tradizione e se vogliamo anche l’archeologia, ma ci ha nascosto dentro una novità assoluta, che è quella dell’introspezione, della nevrosi, della psiche. Per cui questi personaggi sono anche nevrotici. E il cinema era il mezzo ideale per raccontare questa interiorità".

Aveva visto mai Eduardo recitare?

"Quando ero studente dell’Accademia d’Arte drammatica, con la tessera che ci consentiva di avere biglietti scontati, andavo a vederlo al Teatro Eliseo, dove sempre lui recitava quando veniva a Roma. Credo di averlo visto in Natale in casa Cupiello e ne Gli esami non finiscono mai. Per noi studenti dell’Accademia era come andare a vedere una rockstar. Ricordo benissimo quest’ uomo esile con questo filo di voce che pietrificava la platea, o la divertiva. Che privilegio per quel ragazzetto che lo applaudiva da un posto scomodo dell’Eliseo, dopo tanti anni, interpretare quel testo e quel personaggio".

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