Rodolfo è un barbiere della Bassa ferrarese, è sposato con Norma: parcheggiare davanti casa della donna era facile, e ciò aveva favorito la relazione. Conduce una vita normale, ha un figlio, clienti affezionati. Una mattina di novembre si sente soffocare: sa di essere come tanti altri, avverte di essere condannato ad affogare in un mare d’uguaglianza. Per sopravvivere dovrà sfuggire a questa mortifera “maggioranza”. Deve diventare “minoranza”. Ma come fare? Prova con le lingue. Studia l’esperanto. Trascorre le serate esercitandosi con parole e frasi incomprensibili. Su internet incontra Igor, esperantista anche lui, e conversa. Capisce così che da soli non si può essere minoranza. Bisogna far gruppo con altri, creare proseliti: apre una sorta di scuola, ma i compaesani lo prendono per matto.
Depresso, decide di cercare la singolarità nella religione. E si converte all’ebraismo. Digiuna, legge i libri sacri, va nella sinagoga di Ferrara, ma lo sbattono fuori. Un nuovo insuccesso. Prova allora la strada dell’invalidità fisica. Trascina un piede, ma a furia di zoppicare gli fa male anche l’altra gamba. Presto comprende che anche l’invalidità gli è preclusa. Di delusione in delusione, escogita un’altra strada verso la “minoranza”: diventerà omosessuale. Il seguito è spassoso, ma non lo racconto per non guastare la sorpresa. Il libro, divertente, ironizza con gusto su questioni delicate della nostra vita.
Giuseppina La Face
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro