Sabato 20 Aprile 2024

Colori e Futurismo, i tesori di Casa Balla

Apre l’appartamento romano dove vissero per trent’anni Giacomo e la sua famigia. Un microcosmo domestico ricolmo di genio

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di Letizia Cini

Arrivò a Roma da Torino nel 1895. E lì mise radici, a parte una parentesi parigina.

Nel trilocale a forma di U al quarto piano di un anonimo edificio della metà del XX secolo in via Oslavia al 39b - che da lui prese poi il nome - Giacomo Balla visse con la moglie per 30 anni, dal 1929 fino alla morte, avvenuta nel 1958, 87enne. Più che un’abitazione, Casa Balla è un progetto onnicomprensivo sviluppato secondo l’idea di arte totale, definita Arte-azione da Balla stesso, fatta di pareti dipinte, mobili, oggetti decorati a mano, pezzi capaci di trasformare il focolare domestico in un’opera d’arte a sé stante.

Per celebrare i 150 anni dalla nascita dello scultore, pittore e “parolibero”, il Maxxi di Roma ha deciso di inaugurare con un mese di anticipo rispetto all’anniversario anagrafico (che cade il 18 luglio) Dalla casa all’Universo e ritorno, mostra con un valore aggiunto: l’apertura, straordinaria e su prenotazione, di Casa Balla. Grazie all’interesse della Soprintendenza speciale di Roma, del Mic, con il contributo della Banca d’Italia e sponsor privati, il sogno di rendere visibile questo luogo unico diventa realtà. L’obiettivo, ora, la sua fruibilità permanente. È dagli anni ’90 che il destino della leggendaria abitazione risulta poco chiaro: domani si svelerà per la prima volta, le aspettative dei visitatori non saranno deluse.

Ogni suppellettile, ogni oggetto è stato in qualche modo contaminato dal genio creativo del maestro torinese: lampade, paraventi, soprammobili. Perfino le cravatte nel guardaroba. La sensibilità di Balla nei confronti della moda nasce in famiglia: la madre Lucia Giannotti era una sarta. Il padre, Giovanni, chimico industriale appassionato di fotografia, era scomparso quando lui aveva solo nove anni.

Mamma Lucia decise di investire tutti i suoi averi nell’educazione artistica di Giacomo che, dopo il 1916, anno della morte di Boccioni, divenne il protagonista indiscusso del movimento Futurista. Da lì in poi, la fama; e quella firma sulle opere successive con lo pseudonimo FuturBalla. Un nome in cui si riconosceva talmente, da decidere di farlo mettere, in forma di placca dorata, sulla porta di casa: uno dei tanti esempi che rivelano la sua intenzione di creare una fusione completa tra l’arte e la vita quotidiana. Finché rimasero in vita le figlie Luce e Elica, rispettivamente nel 1993 e nel 1994, Casa Balla restò chiusa al pubblico, l’interno sostanzialmente inalterato. Fatta salva l’incursione negli anni ’70 dell’avvocato Gianni Agnelli, che volle acquistare a tutti costi Velocità, tela che oggi fa bella mostra di sé all’ingresso del Lingotto.

In seguito, quel laboratorio di sperimentazione ha conosciuto momenti bui e a lungo si è gridato allo scandalo. Per sostenere il mantenimento della casa-museo Balla, gli eredi, che ne detengono ancora la proprietà, si sono adoperati. "Casa Balla è un’eredità impegnativa che richiede dedizione e continue cure che grava totalmente sulle nostre spalle – le parole di Patrizia Balla, nipote del maestro – . Grazie al possesso dei diritti sulle opere di Giacomo, abbiamo realizzato una tiratura di serigrafie e una produzione di tappeti annodati in Iran, per sostenere le spese di mantenimento di un contesto tanto prezioso e delicato, quanto bisognoso di interventi continui". Domani il pubblico avrà modo di immergersi in quel tripudio di forme coloratissime e le istituzioni di capire come Casa Balla meriti ben più di un’apertura straordinaria.

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