Martedì 23 Aprile 2024

"Ciro, l’immortale col mito di Orson Welles"

Un premio e una nuova prova da regista per Marco D’Amore: "Mi ispiro ai maestri per dirigere le nuove puntate di Gomorra"

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Premiato al BCT, il festival del cinema e della televisione di Benevento, Marco D’Amore riempie la piazza, raccoglie applausi. Ciro Di Marzio, l’Immortale della serie Gomorra, spietato e violento, ma anche vulnerabile, ferito, tragico, è negli occhi e nel cuore di tutti. E tutti vogliono sapere come tornerà. Quali saranno le emozioni e le sfaccettature del suo ritorno. Senza ’spoilerare’, Marco D’Amore non parla di cosa succederà nella prossima serie, ma di come lui viva il suo personaggio.

L’attore ha ritirato il premio come miglior regista emergente per L’Immortale, lo spin off uscito nelle sale nel dicembre scorso: con lui, Nicola Maccanico, capo dell’area programmi di Sky, che produce Gomorra – La serie, e amministratore delegato di Vision, che ha prodotto L’Immortale.

Marco, la nuova serie di Gomorra sarà per lei una nuova prova di maturità, che la vede misurarsi ancora con la regia.

"Sì, sarò regista di alcune delle puntate della prossima serie, mentre le altre saranno dirette da Claudio Cupellini. So che il pubblico ha molte aspettative rispetto al personaggio di Ciro".

Ma non le capita mai di sentirsi Ciro troppo addosso?

"Quando studiavo teatro, ebbi la fortuna di incontrare Ferruccio Soleri, un attore che interpretava Arlecchino da mezzo secolo. Gli chiesi se non si fosse stancato: lui mi rispose che non aveva ancora smesso di comprenderlo, quel personaggio. Lo stesso accade a me: Ciro, per me, è una vetta da scalare, è il mio K2".

Gomorra funziona perché non è solo una serie d’azione, una storia di criminali. Ha richiami persino alla tragedia greca: e a spingersi un po’ più in là, la vicenda di Ciro e Genny Savastano a volte ha i tratti di una storia d’amore mai dichiarato.

"È vero: ce la siamo spesso raccontata così, con Salvatore Esposito che interpreta Genny: ci si lascia, ci si riavvicina, ci sono scontri, gelosie, proprio come in una storia d’amore... In una vicenda dove non ci sono rapporti ‘caldi’ nelle famiglie, l’unica vera storia d’amore è quella fra Ciro e Genny".

Lei si è spesso impegnato anche dall’altra parte della macchina da presa: come lavorerà all’aspetto visivo di Gomorra, in veste di regista?

"Vedere lavorare Stefano Sollima, il regista delle prime serie, è stata una lezione immensa. Il realismo sarà importante, sarà importante la precisione, come sempre: si mostra che cosa accade nel dettaglio quando si occulta un cadavere, per esempio. Ma ci saranno momenti in cui il linguaggio diventa più espressionista. Come nel momento in cui, alla fine dell’ultima stagione, Genny e Ciro sono due paia di occhi, e tutto il resto svanisce attorno a loro".

Ha in mente qualche modello di regista?

"Beh, molti. E se penso ad attori che sono stati registi, mi appassionano le vicende di Vittorio De Sica e quella, grandiosa, di Orson Welles. Senza minimamente volermi paragonare a loro. Ma giocherò insieme al direttore della fotografia per creare riferimenti cinematografici".

Intanto Gomorra e L’Immortale, acquisiti da HBO, verranno doppiati in inglese.

"E la cosa pazzesca è che hanno chiamato a dirigere il doppiaggio Lorenzo Grasso, un italiano che vive a Los Angeles, e che è stato il mio aiuto regista in Gomorra 4. Lorenzo non è solo un esperto di doppiaggio, ma conosce la storia come nessuno".

Con la nuova serie siete in fase di preparazione. Quali sono i tempi?

"Abbiamo un anno di lavoro intero davanti a noi; sperando che la situazione lo permetta, finiremo la postproduzione nell’autunno 2021".

 

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