Venerdì 19 Aprile 2024

Hollywood, gli sceneggiatori entrano in sciopero: non accadeva da 15 anni

La Writers Guild of America chiede più tutele per gli autori che lavorano ai prodotti destinati allo streaming e che hanno paura di essere sostituiti dall'Intelligenza Artificiale

Hollywood

Hollywood

Due mesi di contrattazione non hanno portato ad alcun risultato: gli sceneggiatori di Hollywood sono entrati di nuovo in sciopero contro gli Studios, a 15 anni dalla sospensione dell'attività che per 100 giorni, dalla fine del 2007 all'inizio del 2008, causò la perdita di oltre 2 miliardi di dollari. La notizia è arrivata alle 6 del mattino del 2 maggio, ora italiana, appena tre ore prima della scadenza del contratto nazionale triennale, con una nota ufficiale del Writers Guild of America (Wga): "Le risposte alle nostre proposte sono state del tutto insufficienti, data la crisi che gli autori stanno affrontando". Secondo i dati della Cnn, sarebbero più di 11mila gli iscritti al sindacato che hanno intenzione di spegnere il pc e riporre le penne nel cassetto fino a nuovo avviso. Lo scontro aperto è sulla questione salariale, i diritti d'autore, il lavoro non tutelato e il timore nei confronti dell'Intelligenza Artificiale: tutto è scaturito dopo l'ascesa dei servizi di streaming.  

Le parti in causa

Già due settimane prima dell'ultimatum, il 98% degli iscritti alla Wga avevano dato l'ok per un eventuale strappo con gli Studios, se non si fosse trovata una soluzione. I motivi sono indicati nella nota ufficiale diffusa dal comitato di negoziazione: "Abbiamo trascorso le ultime sei settimane a negoziare con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony sotto l'egida dell'Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP). Nel corso della trattativa, abbiamo spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente i nostri compensi e i corrispettivi dei diritti d'autore, minando di conseguenza le nostre condizioni di lavoro". Da un'indagine condotta internamente al sindacato, risulterebbe che lo stipendio medio di uno sceneggiatore, considerata l'inflazione, è diminuito del 23% dall'avvento dell'epoca delle piattaforme streaming. Gli Studios, a quanto si apprende, non si sono dimostrati disponibili a soddisfare alcune richieste del sindacato, in primis quella di "assumere per uno show un certo numero di sceneggiatori per un determinato periodo di tempo, che sia necessario o meno".  

Le conseguenze e la solidarietà

Le conseguenze di questo sciopero potrebbero colpire, a cascata, più di 800mila lavoratori dello spettacolo statunitense, bloccando numerosi set cinematografici e seriali così come celebri produzioni televisive come i talk show di seconda serata, che sfruttano team di sceneggiatori per sketch, copioni e battute. Jimmy Kimmel, tra i conduttori più noti del settore, ha espresso solidarietò dal tappeto roso del Met Gala 2023: " Non avrei un programma, se non fosse per i miei autori. Sono con loro fino in fondo". Seth Meyers, conduttore del suo "Late Night" che quindici anni fa aveva preso parte al primo sciopero in qualità di autore del "Saturday Night Live", nell'ultima puntata andata in onda ha preparato i suoi telespettatori al fatto che potrebbero non vedere il programma per un po'. Anche i sindacati di attori e registi si sono detti vicini alla causa della Writers Guid of America: il loro contratto scade tra un mese e non è del tutto insensato ipotizzare nuovi scioperi anche dal loro fronte.  

Questione mini-room

Gli Studios guadagnano ormai da tempo grazie ai contenuti audiovisivi pensati per lo streaming e agli introiti relativi agli abbonamenti degli utenti. Questi profitti, però, non sembrano arrivare nelle tasche degli autori, che d'altra parte si sono dovuti adattare a un nuovo modello di lavoro meno tutelato del passato, quello cosiddetto delle mini-room. Se una volta ne venivano assunti un certo numero per scrivere uno show di cui era già stato approvato l'episodio pilota, oggi vengono convocati piccoli gruppi di sceneggiatori per scrivere, in tempi brevi, fino a dieci episodi di un qualcosa di cui è ancora in dubbio l'effettiva messa in produzione. E se poi la serie non si fa, chi assicura gli stipendi?  

Sui diritti d'autore

Poi c'è il tema dei diritti d'autore. Quando un prodotto veniva trasmesso in televisione o nelle sale cinematografiche, il calcolo del compenso era piuttosto facile da compiere: bastava sommare il numero di biglietti di venduti, oppure quante repliche erano state fatte e le relative entrate pubblicitarie. Ora, con le piattaforme, il discorso si è spostato sul numero di minuti visti, cifre pressoché aleatorie. Quando il ceo di Netflix, Ted Sarandos, ha festeggiato l'incredibile successo della serie "Bridgerton", guardata nel 2020 da 82 milioni di account, la sceneggiatrice Leila Cohan-Miccio ha twittato: «Questa è una bella notizia! Sai cos'altro sarebbe bello? Che venissero pagati i diritti d'autore in proporzione a questo grande successo!".  

L'incognita dell'Intelligenza Artificiale

Il New York Times, tre giorni prima dell'inizio dello sciopero della Wga, ha pubblicato un articolo intitolato: "E se un chatbot scrivesse il prossimo 'Succession'?". La paura che l'Intelligenza Artificiale, se non disciplinata, finisca per sostituire completamente l'operato umano in termini creativi è concreta, tanto che il sindacato degli sceneggiatori hollywoodiano ha inserito un paragrafo esplicito sull'argomento nel piano per il rinnovo del contratto nazionale con gli Studios. Nella sezione intitolata "Standard professionali e protezione nell'occupazione degli scrittori", la Wga ha scritto che mira a "regolamentare l'uso di materiale prodotto utilizzando l'IA o tecnologie simili". Come ha sottolineato Mike Schur, creatore tra gli altri di "The Good Place", non è impossibile che nel giro di un paio d'anni gli autori si sentano rispondere: "Non abbiamo più bisogno di te. Abbiamo un po' di computer che stanno lavorando a prodotti di intrattenimento abbastanza buoni per il pubblico". La sfida che gli sceneggiatori hanno di fronte è quella di dimostrare la loro essenzialità nel processo creativo e produttivo e, con questi presupposti e date le posizioni attuali delle due parti in causa, lo sciopero potrebbe rivelarsi più lungo del previsto.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro