Mare Fuori 3, Clotilde Esposito si racconta: "Sono timida, vorrei essere come Silvia"

L'attrice “La vita in carcere per un’adolescente è dura. L’amicizia è importante per andare avanti”

Clotilde Esposito, ovvero Silvia, in Mare Fuori 3

Clotilde Esposito, ovvero Silvia, in Mare Fuori 3

“La vita in carcere per un’adolescente è dura, parecchio. L’amicizia è importante per andare avanti”. A dirlo è Clotilde Esposito, 25 anni, napoletana nota per il ruolo di Silvia, una delle detenute dell’istituto penitenziario minorile di Napoli, nella serie tv “Mare Fuori”. Laureata in Giurisprudenza, appassionata di fotografia e moda, la giovane attrice ha già alle spalle diverse produzioni: dal film “I milionari” alla soap “Un posto al sole” (era Greta Fournier adolescente), dalla miniserie “Sotto copertura” alla più recente serie “Furore: il vento della speranza”, senza dimenticare "Pupetta - Il coraggio e la passione”. Ma è con “Mare Fuori” – dove è presente fin dalla prima stagione e ci sarà anche nella quarta - che Esposito è diventata molto popolare tanto che per strada la fermano per chiederle selfie e autografi chiamandola, alle volte, col nome del suo personaggio.

Clotilde, ci racconta chi è Silvia? “Una ragazza molto solare ed empatica ma anche ingenua. Riesce subito a fare amicizia o comunque a entrate in confidenza con gli altri, riesce a mettere a loro agio un po’ tutti. Non è un caso che abbia anche il ruolo di ‘spesina’ del reparto femminile, occupandosi di ordinare dall'esterno quanto serve per poi distribuirlo alle ragazze. Ma questo suo modo di fare nasconde un passato difficile, fatto di perdite e di violenza, che le condiziona il presente. Al tempo stesso pecca in ingenuità perché si fida subito degli altri, sbagliando. E, infatti, è in carcere perché accusata di trasporto di cocaina, incastrata dall'uomo che frequentava”.

Il passato difficile di Silvia viene fuori soprattutto nella terza stagione, attualmente in onda su Raidue… “Sì e devo ammettere che i flashback che svelano il suo passato con tutta la sua crudezza sono le scene a cui tengo di più, mi hanno dato la chiave per capire ancora meglio il personaggio, ho avuto modo, a livello emotivo, di calarmi ancora di più nei panni di Silvia e comprendere che la sua spensieratezza cela dei dolori importanti”.

Ci sono affinità tra lei e il suo personaggio? “Silvia è molto lontana da me, direi che siamo agli antipodi, ma con il passare del tempo ho imparato a conviverci. Anche io sono solare ma al tempo stesso sono molto riservata e non mi fido di nessuno o meglio faccio affidamento solo su me stessa, mi ci vuole del tempo per aprirmi agli altri”.

Se potesse, cosa prenderebbe della personalità del suo personaggio? “Mi piacerebbe riuscire a essere meno timida e riservata. Silvia, per esempio, vive la sessualità in maniera molto libera, non si lascia giudicare dagli altri e non si sente sbagliata. Visto che viviamo in una società ancora bigotta, credo che la sua libertà dovrebbe essere un esempio per tante ragazze”.

In questa terza stagione sembra quasi che Silvia confonda l’amore con il sesso… “Silvia ha fatto della seduzione l’arma principale ma questo suo modo di fare è uno scudo per nascondere le sue fragilità. E’ vero, in amore non è stata molto fortunata ma è una ragazza che ci tiene ai sentimenti: l’amicizia è vita per lei”.

Ecco, parliamo un po’ delle amiche del penitenziario… “Quello che c’è tra Silvia e Naditza (l’attrice Valentina Romani, ndr) è l’esempio lampante di un’amicizia vera. Con Gemma (Serena Codato), la sua compagna di cella c’è un bel rapporto dove spesso Silvia si ritrova a consolare l’amica. Per Serena (India Santella) nutre una forte empatia, le vuole bene e sta male quando vede l’amica ricadere nella droga, mentre nei confronti di Kubra (Kyshan Wilson) prova un amicizia viscerale, qualcosa di veramente profondo”.

E con Viola (Serena De Ferrari)? “Viola è una nemica, Silvia non la odia anche se da lei ha subito tante cattiverie. Perché in carcere bisogna farsi rispettare dagli altri, bisogna essere forti, altrimenti la vita diventa difficile. E Silvia ne è l’esempio viste le umiliazioni inflitte proprio da Viola, come quando la fa dormire a terra”.

Prima della serie “Mare Fuori” conosceva la realtà carceraria? “No, mi sono documentata molto, così come ci hanno suggerito dalla produzione. E in queste tre stagioni ho poi avuto modo di entrare in contatto con le storie di ragazzi detenuti. Un tema sul quale, grazie anche ‘Mare fuori’, si è finalmente accesa una luce perché è una realtà che va fatta conoscere, non bisogna chiudere gli occhi davanti alle sbarre”.

Come si spiega questo grande successo della serie? “E’ un racconto di tante storie vere dove ognuno può rispecchiarsi. Al di là dell’ambiente carcerario, si parla di temi attuali come la violenza sulle donne, degli sbagli, delle famiglie disfunzionali. E il racconto abbraccia tutte le età, visto che ci siano noi ragazzi ma gli adulti con il loro bagaglio di storie”.

Come vive il set? “In questi anni, lavorando sempre insieme, tra noi attori si sono creati rapporti umani veri che poi in scena si percepiscono. L’essere una squadra così unita è forse un altro fattore del successo della serie perché così uniti riusciamo ad arrivare alla pancia dello spettatore. Per noi la sceneggiatura è la bibbia poi però aggiungiamo quel tocco di spontaneità ed energia che rende ancora più vero il personaggio”.

 

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