Mercoledì 24 Aprile 2024

Mare Fuori 3, Domenico Cuomo racconta Cardiotrap: "Ho pianto tanto"

L'attore: "Il mio personaggio è un’anima innocente che lotta per il bene mettendo al primo posto sempre l’altro"

Domenico Cuomo in "Mare Fuori 3"

Domenico Cuomo in "Mare Fuori 3"

“E’ un’anima innocente che lotta per il bene mettendo al primo posto sempre l’altro”. Ecco la vera essenza di Gianni detto Cardiotrap, uno dei personaggi della serie tv “Mare fuori”, visto dall’attore che lo interpreta, ovvero Domenico Cuomo. Nonostante la giovane età, il 19enne originario della provincia di Napoli, ha già lavorato in “Gomorra La serie 3”, “L’amica geniale”, “Catch 22” di George Clooney e “Il Commissario Ricciardi”. E prossimamente (oltre che nella quarta stagione di “Mare Fuori"), sarà protagonista di un’altra serie tv e di un film che lo vedrà per la prima volta nei panni del protagonista. In “Mare Fuori” è Cardiotrap, un adolescente dall’aria innocente, che ispira fiducia, finito in prigione a causa di un episodio di violenza che lo ha visto coinvolto dentro le mura domestiche. Nel corso degli episodi è diventato un ragazzo più maturo e impavido, con una grande passione per la musica, sempre più innamorato di Gemma, anche lei vittima di abusi da parte di un fidanzato geloso. Ci sono affinità tra Domenico e Cardiotrap? “L’anno in cui abbiamo girato la terza stagione della serie è stato molto difficile a livello personale. Sul set, però, ho trovato la forza di crescere: diciamo che Cardiotrap e Domenico si sono abbracciati e dati sostegno a vicenda. Tante volte, quando da copione ho pianto, erano lacrime che appartenevano a Domenico oltre che a Cardiotrap”. “Mare Fuori” parla di tutti ‘ragazzi interrotti’: tutti hanno diritto a una seconda chance? “Sì, io sono molto credente, per me la misericordia è la prima cosa. E va dimostrata soprattutto con le anime perse, prima vanno recuperate e poi rimesse sulla retta via”. Quale è il segreto del successo di “Mare Fuori”? “La pancia degli attori. Tutti quelli che lavorano alla serie vivono i drammi e i momento felici con una visceralità profonda. Sul set ci mettiamo in gioco al 100% e anche di più. E sono molto felice di far parte di un cast così alla mia giovane età. E’ formativo”. Quale è il ruolo della musica nella vita di Cardiotrap? “E’ un’ancora di salvezza, il suo rifugio da tutti e tutto e al tempo stesso è la famiglia che gli è mancata. E, infatti, i genitori non sono mai andati a trovarlo all’istituto penitenziario”. E’ una musica che affronta sempre tematiche importanti come la violenza sulle donne, l’amore tossico... “Le canzoni sono una sorta di diario musicale di Cardiotrap, un ragazzo tragicamente e infinitamente buono. Nell’episodio in cui litiga con Beppe gli dice esplicitamente che a lui non interessano i concerti, i dischi o altro. Perché lui canta esperienze dolorose che avrebbe preferito non vivere in prima persona. Affronta temi forti? Sì, ma tutti i giorni, in carcere, per andare avanti, è costretto ad affrontare temi forti”. Come si è preparato per la parte musicale? “Per la canzone ‘Sangue nero’ ho iniziato a seguire lezioni di canto, ho studiato educazione vocale, perché non mi sono mai avvicinato a questo mondo, anche se sono un grande appassionato di musica, forse non proprio di rap o trap, ma amo molto il rock, la musica degli anni ’80 come Led Zeppelin, Guns N’ Roses, i Kiss, Michael Jackson. Ho studiato diversi artisti della scena rap e trap ed in particolar modo Liberato, un artista che amo particolarmente. Poi mi ha aiutato Matteo Paolillo (che in “Mare Fuori” interpreta Edoardo, ndr) perché ‘Sangue nero’ è sua. Con lui ho inciso ‘Amare chi fa male’, per denunciare la violenza di ogni genere e in particolare la violenza sulle donne”. La musica è un aspetto predominante della serie... “La musica sicuramente non fa solo da colonna sonora. Scandisce le giornate, i fatti importanti. Ma è anche così nella realtà: le attività principali nelle carceri riguardano proprio la musica e il teatro. La musica per i detenuti è anche un qualcosa di pratico che li aiuta a far passare il tempo. E, infatti, Cardiotrap quando fa musica non pensa alla realtà che c’è fuori dal penitenziario”. Per Cardiotrap la musica è anche una passione che condivide con l’amico Filippo, Chiattillo... “La musica e l’amicizia sono due costanti sacre per Cardiotrap e per me. E nella serie Chiattillo è importante per Cardiotrap perché ci sono momenti in cui la mano di un amico è fondamentale anche se per rialzarsi bisogna contare in primis sulle proprie gambe”. Il racconto della criminalità e della vita in carcere quanto si allinea con la realtà? “Beh, io vengo da un paesino della provincia di Napoli: di ambienti ‘malfamati’ e amici che sono finiti su una brutta strada ne ho avuti, eppure giocavamo tutti insieme a pallone. Delle carceri non sapevo niente o quasi prima della serie. Poi ho iniziato un percorso di studi, mi sono documentato a fondo e non c’è un ‘modello’ di carcere, le situazioni cambiano da nord a sud del nostro paese, dalla nazionalità dei detenuti. Per esempio, al sud i dati parlano di una maggiore presenza di italiani, molti anche delle zone vicine al carcere. Diciamo che la telecamere di ‘Mare Fuori’ danno un racconto ‘più romantico’ della vita in un penitenziario dove ci sono molte più regole e limitazioni. Però al tempo stesso è un racconto veritiero”. Sul set, invece, che clima si respira? “Di festa, di divertimento, di famiglia. E di grande impegno. Mi piace molto la possibilità che hanno dato a noi ragazzi di essere il più spontanei possibili e liberi di proporre idee. Alcune volte, infatti, abbiamo improvvisato delle scene. E’ quello che più mi piace della recitazione".

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