
Per Emanuela Fanelli, 39 anni da compiere domenica, un ruolo da protagonista alla 82ª Mostra del cinema di Venezia
Brava! Brava! Sono tanto brava, faccio quasi tutto con la voce, sembro un usignolo sì…. Cantava così Mina negli anni Sessanta, un po’ celebrando il suo virtuosismo, un po’ prendendosi in giro. Vien voglia di dire “brava“ anche a Emanuela Fanelli, uno dei talenti più strepitosi emersi negli ultimi anni nel panorama dello spettacolo in Italia. Sarà lei a condurre le serate di apertura e di chiusura della prossima Mostra del cinema di Venezia, che si aprirà il 27 agosto per concludersi il 6 settembre. Brava. Perché è capace in un attimo di passare dalla risata alla malinconia. Perché sa giocare con la gioia e con il dolore, e impastarli in uno sguardo che non è mai una cosa sola. Brava perché ha empatia, trasporto, sensibilità, tempi comici. E dietro a tutti, senti sempre che c’è un essere umano.
Emanuela Fanelli salirà sul palco della Sala Grande del Palazzo del cinema al Lido di Venezia nella serata inaugurale, a presentare la giuria presieduta da Alexander Payne. Tornerà per la cerimonia di chiusura, quando sarà annunciato il Leone d’oro, dopo dodici giorni di proiezioni, red carpet, recensioni, polemiche.
Ma perché la conduttrice di queste due serate è così importante? Perché i brevi discorsi che pronuncerà, all’inizio e alla fine della Mostra, saranno anche un momento di riflessione. Sul cinema e sul mondo. Su quello che nel mondo accade. E su come il cinema può e deve rispecchiarlo. Sono pochi minuti, ma quei discorsi sono fondamentali. Spiegano al mondo intero che cosa il cinema può rappresentare, può comunicare, può fare.
Lei, di sicuro, cercherebbe di abbassare i toni. Un’arte dell’understatement che coltiva da sempre. "Ogni tanto sento ancora la vocetta che mi dice: ‘Brava, anche a ‘sto giro li hai fregati, pure stavolta non si sono accorti che sei scarsa…’". Sarà perché scarsa non lo è proprio per niente. Ce ne siamo accorti per la prima volta in Non essere cattivo di Claudio Caligari, presentato proprio a Venezia nel 2015, il suo film d’esordio. Lo abbiamo visto ancora meglio nel programma tv Una pezza di Lundini, in cui era una conduttrice sarcastica e pungente. E poi è venuto tutto il resto: un ruolo importante in "Siccità" di Paolo Virzì, che le è valso il David di Donatello nel 2023. E il ruolo dell’amica di Paola Cortellesi in "C’è ancora domani", con cui conquista di nuovo il David di Donatello nel 2024. Virzì la chiama di nuovo per Un altro Ferragosto, e lei scolpisce nel silenzio un monologo di un’intensità quasi insostenibile. Paolo Genovese la chiama nel cast variegato del suo Follemente, e lei gli restituisce un personaggio scintillante, pieno di humour.
La chiamata a condurre le cerimonie iniziali e finali della Mostra è una nuova consacrazione, dopo i due David, il successo di pubblico e il premio Manfredi ricevuto, l’anno scorso, ai Nastri d’argento. E pensare che fino a pochi anni fa era ancora indecisa se tornare al piano B: fare la maestra d’asilo, il suo lavoro per diversi anni. Le è anche accaduto di dire: "Vivo nel continuo terrore che prima o poi finisca tutto. Anzi, sta’ sicuro che quando dirò ‘ce l’ho fatta’ sarà finita…" Non diciamolo ad alta voce: ma giusto per scaramanzia.