Iran, il regista Jafar Panahi arrestato e condannato a 6 anni di carcere

Premiato ai Festival di Venezia, Cannes e Berlino, è da tempo nel mirino del regime per le sue posizioni politiche

Jafar Panahi

Jafar Panahi

Il 62enne Jafar Panahi, regista iraniano fra i più apprezzati al mondo, è stato arrestato e rinchiuso in carcere: il ministero della giustizia dell'Iran ha fatto sapere che dovrà scontare sei anni di prigione per una condanna che risale al 2010. In quel momento Panahi era stato perseguito perché stava girando un film ritenuto anti-regime: era stato incarcerato per circa tre mesi e poi liberato su cauzione e sottoposto a un regime di libertà condizionata, che poteva essere revocato in qualunque momento. Il regime iraniano ha fatto sapere che è stato revocato l'11 luglio, quando Panahi ha chiesto informazioni sull'arresto del collega Mohammad Rasoulof. Jafar Panahi non ha mai nascosto la sua contrarietà al regime e si è espresso in favore della rivoluzione verde che ha contestato la vittoria del conservatore Mahmud Ahmadinejad alle elezioni presidenziali del 2009. Nel marzo 2010 è stato arrestato una prima volta, dopo avere preso parte alla cerimonia di commemorazione di una delle vittime delle proteste di popolo. Il film che in quel momento stava preparando avrebbe dovuto appunto raccontare la storia di una famiglia nei mesi successivi a quelle manifestazioni. Nel 2010 aveva già vinto la Caméra d'Or al Festival di Cannes 1995, grazie al film 'Il palloncino bianco', e nel 2003 il premio della giuria della sezione Un certain regard con 'Oro rosso'. Ma anche il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2000 (per 'Il cerchio') e poi, al Festival di Berlino 2006, il premio della giuria per 'Offside'. Il tribunale sentenziò che per vent'anni non avrebbe più potuto realizzare film, viaggiare all'estero e rilasciare interviste. Nonostante ciò, riuscì comunque a girare alcuni lungometraggi illegalmente, adattando il suo stile di ripresa alle difficoltà contingenti: tra questi lavori spicca 'Taxi a Tehran', premiato con l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2015. Il nuovo arresto e il conseguente imprigionamento nascono dalla volontà del regime iraniano di zittire un'autorevole e ascoltata voce di dissenso. La comunità cinematografica mondiale sta già esprimendo solidarietà al collega.

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