In conversazione con: ALDO BAGLIO

Il ritorno in Sicilia e un nuovo film, Una boccata d’aria, ma questa volta senza Giacomo e Giovanni. E poi la sua seconda vita, i riferimenti come Jango Edwards e i giorni trascorsi in studio a Mai dire gol. Faccia a faccia con Aldo, tra Lukaku, la promozione del Monza e il destino di Rolando...

Aldo Baglio

Aldo Baglio

Di Andrea Morandi - «Ma le cose succedono, non ti chiedi perché. Guardandomi indietro oggi però so che la mia carriera poteva andare in qualsiasi direzione. La verità è che basta poco per cambiare il destino di una persona...». Inizia così, con una riflessione quasi filosofica, la conversazione con Aldo Baglio che, in occasione dell’uscita del suo nuovo film - Una boccata d’aria di Alessio Lauria, al cinema dal 7 luglio - accetta di parlare con Hot Corn non solo del nuovo lavoro, ma anche di una vita intera passata su e giù da un palco, tra i compagni di strada Giacomo e Giovanni e i grandi miti come Jango Edwards. «Mi ricordo Milano negli anni Ottanta, andavamo al Ciak da Leo Wachter oppure allo Smeraldo e guardavamo questi artisti meravigliosi. C’era un fermento incredibile. Marina Spreafico ci indicava cosa andare a vedere e noi obbedivamo e stando là sotto il palco, a guardarli, ci appassionavamo, ci chiedevamo come fare. Ci chiedevamo cosa fare...».

Si aspettava quello che sarebbe arrivato? «No, ma figurarsi. Mi sarei accontenato di meno, ma molto, molto meno. Il mio sogno era di andare in giro con Giovanni - ancora non c’era Giacomo - con il nostro furgone a fare gli spettacoli nelle piazze. Quello era il mio sogno».

Ha mai pensato di smettere prima del successo? «Decine di volte. Ci guardavamo e ci chiedevamo dove andare, cosa fare. Più di una volta volevo chiuderla con la carriera da attore, ma poi non avevo altro e quindi ho continuato. Non avevo nemmeno un negozio da seguire (ride, nda)».

Una boccata d’aria è un film importante perché racconta la storia di un uomo che da Milano decide di tornare in Sicilia. Come ha fatto lei...«Durante la pandemia con mia moglie e i figli sia - mo tornati a Buccheri, in provincia di Siracusa, e non siamo più tornati. Lo abbiamo trasformato nel nostro quartier generale e ora invece che a Monza torniamo a Buccheri».

Lei in realtà non aveva mai vissuto in Sicilia. «No, perché quando avevo a tre anni i miei genitori sono venuti a Milano, ma la Sicilia è sempre stata la mia estate. Ci passavo mesi e adesso mi trovo bene. C’è un altro stile di vita».

Per questo tiene particolarmente al film? «Beh sì, mi è stato cucito addosso, la sceneggia - tura si ispira anche alla mia famiglia, ho due figli dell’età dei personaggi interpretati da Davide Cal - garo e Ludovica Martino quindi senza dubbio ho un legame particolare con Una boccata d’aria. Mi piace molto vedere nascere qualcosa che sia mio».

E Giacomo e Giovanni? «Non l’hanno ancora visto. Vediamo che dicono, ma adesso sono già sul set con loro e Massimo Venier per il nostro nuovo film, Il più bel giorno della nostra vita. Dovrebbe uscire a Natale».

Che effetto le fa vedere i bambini di oggi che citano le vostre gag di venticinque anni fa? «Beh, è una sorta di magia che continua a rinnovarsi. Ha dell’incredibile. Sicuramente in questo YouTube ha allungato la vita di quelle cose fatte a Mai dire gol, perché altrimenti sarebbero andate perse, sarebbero state difficili da recuperare».

Gli svizzeri, gli arbitri, i bulgari: rivedendoli oggi quegli sketch colpiscono per ambizione e genio... «Quello fu merito anche della Gialappa’s Band. Ci capivamo al volo, eravamo folli e loro ci facevano fare tutto. Arrivavamo con un’idea e mezz’ora dopo la stavamo provando. Incredibile».

Ma Rolando, il suo fuoriclasse cialtrone, che fine avrà fatto?«Sarà morto (ride, nda). Faceva una vita dissoluta. Rolando in realtà era un personaggio estrapolato dalla mia anima nerazzurra. Era sempre Aldo, ero sempre io, ma molto più tamarro. Però mi sarebbe piaciuto elaborarlo, costruire altre situazioni su di lui, una serie di episodi».

Ma lei è sempre interista? «Certo. Però sono contento anche delle promozioni del Monza e del Palermo, squadre che seguo. In più abbiamo vinto due coppe con l’Inter quindi va bene così. Lukaku? Sono felice che ritorni, io sono un tifoso sedato. Ha deciso di ritornare e quindi è giusto accoglierlo a braccia aperte».

Film, gag, sketch: sono trent’anni che fa ridere noi, ma a lei chi la fa ridere? «Ce ne sono tanti. I Monty Python, ma anche Checco Zalone, Claudio Bisio, Paolo Rossi, Antonio Cornacchione. Anche qualche monologhista che ha cominciato da poco. Anzi, potrei fare il talent scout perché ho fiuto (ride, nda)».

Se oggi si guarda indietro cosa vede? «Un uomo fortunato. Posso dire di essere stato molto fortunato. Vede, non è solo questione di essere bravi, perché bravi si diventa se ci si appassiona a quello che si sta facendo...».

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