Lunedì 11 Novembre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Cinema e Serie Tv

Il cinema di Coppola: "È arte, non business"

Il regista a Cinecittà presenta ‘Megalopolis’, il kolossal autofinanziato. "Non sta volando al botteghino, ma farà come ‘Apocalypse Now’" .

Roma, 15 ottobre 2024 –  Che nessuno si azzardi a chiamarlo ‘maestro’. Francis Ford Coppola, disponibile e sorridente, lo mette subito in chiaro. Affronta con entusiasmo, e un’energia non da ottantacinquenne, il soggiorno romano, sorta di tour de force con tanto di tappa ieri a Cinecittà per ricevere le chiavi degli Studi di via Tuscolana e oggi in Campidoglio per essere insignito di un’onorificenza capitolina. Obiettivo, promuovere Megalopolis, preapertura della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella Città e da domani nelle sale italiane. Un film, Megalopolis – Una favola di Francis Ford Coppola, dedicato dal regista all’amata moglie Eleanor morta lo scorso aprile, presentato in concorso al Festival di Cannes 2024. Critica divisa di fronte a questo kolossal da Coppola pensato e sognato per quarant’anni, che fonde la Roma antica e una sorta di New York distopica, New Rome, con Cesare Catilina (Adam Driver) architetto idealista che viene osteggiato dal losco sindaco Cicerone (Giancarlo Esposito), in uno sfolgorante caleidoscopio di immagini che affascinano e un po’ stordiscono. Una di quelle folli, meravigliose imprese alla Coppola che, non trovando altri finanziatori, nonostante cinque Oscar, due Palme d’oro, un Leone d’oro alla carriera, e capolavori come la trilogia de Il Padrino, ha prodotto di tasca sua, vendendo una delle sue aziende vinicole in California: 120 milioni di dollari, più altri 20 per la promozione.

Il cinema  di Coppola: "È arte, non business"
Francis Ford Coppola, 85 anni, a Cinecittà alla preapertura del Festival del cinema

Coppola, allora niente ‘maestro’?

"Non mi considero un pezzo grosso, quindi non voglio essere chiamato ‘maestro’ e nemmeno ‘mister Coppola’. Sono ‘zio Ciccio’, per tutti. E non considero importante il mio cinema ma tutto il cinema. Quando un giovane regista viene da me e mi dice: ‘Sai, ho deciso di fare cinema dopo avere visto un tuo film’, quello per me è il riconoscimento più bello".

A Cannes Megalopolis ha diviso la critica e, uscito in America già da una decina di giorni, sta faticando al botteghino.

"La domanda è: il cinema è arte o business? Chi si occupa del business vuole che si realizzino film sempre seguendo la stessa formula che ha avuto successo, così non si corrono rischi. Come si trattasse di Coca Cola o di patatine. Ma io credo che sia arte. Volevo raccontare questa storia a modo mio, volevo che avesse un finale gioioso, ricco di speranza. A Megalopolis sta succedendo quello che era accaduto ad Apocalypse Now: all’inizio la gente o lo amava o lo odiava. Ma ormai da quarant’anni Apocalypse Now viene visto e rivisto e continua a guadagnare. Mi auguro che Megalopolis abbia lo stesso destino".

Tra poco negli Stati Uniti si vota. Come vede la situazione nel suo Paese?

"Penso che la repubblica americana sia esposta a un grandissimo rischio. Ma non sono tanto interessato all’America perché quello che penso, e che mi sta a cuore, è che si diventi un mondo unico, senza confini. Siamo un’unica famiglia umana che vive su questa bellissima Terra e l’obiettivo principale deve essere salvarla".

Ha conosciuto registi e attori italiani?

"Ho avuto la fortuna di conoscere grandi registi come Rosi, Monicelli, Lina Wertmuller, e attori come Leopoldo Trieste. Agli attori italiani basta qualche indicazione sul personaggio, non sono come gli americani che si aspettano che il regista soffra con loro".

Progetti?

"Un film più ambizioso e uno più piccolo, da realizzare in Francia e soprattutto in Italia".

Il dolore più grande?

“Ho perso un figlio”.

E la gioia più grande?

“Sofia è una grandissima regista, come Roman che ha scritto tra l’altro un testo come Moonrise Kingdom; una nipote, Gia, ha vinto al festival di San Sebastian, e un altro nipote, Nicolas Cage, è un grandissimo attore e regista. Non è che la famiglia Coppola avesse tanti soldi, ma abbiamo sempre dedicato molto tempo al gioco e alla recitazione. Trascorrevamo le vacanze estive non soltanto raccontando storie ma anche imparando atti unici da rappresentare. E quindi quale può essere la gioia maggiore se non quella di vedere che i propri figli fanno cose fantastiche?"