Guida ai film in sala: Elvis

Buz Luhrmann esplora l'America degli anni Cinquanta con il biopic sull'icona del pop Elvis Presley

Austin Butler interpreta Elvis Presley nel nuovo film di Buz Luhrmann

Austin Butler interpreta Elvis Presley nel nuovo film di Buz Luhrmann

Di ANDREA MORANDI - Prima l’assalto a Shakespeare con Romeo + Juliet, poi Giuseppe Verdi e La Traviata con Moulin Rouge, quindi addirittura il verbo di Francis Scott Fitzgerald nonché l’estetica di Robert Redford ne Il grande Gatsby. Non si può dire che a Baz Luhrmann sia mai mancato il coraggio, ma questa volta è riuscito a compiere l’azzardo degli azzardi, ovvero mettere mano non ad un’icona, ma all’icona per antonomasia: Elvis Presley. Una leggenda in bilico tra musica, cinema, cultura pop e sociologia che in tanti hanno provato a evocare senza successo. Un mito che arriva in sala con Elvis il 22 giugno – a quarantacinque anni dalla scomparsa – e che è materia ancora incandescente perché unisce un fanatismo devoto che supera la musica e rasenta il religioso, tra pellegrinaggi sulla tomba di Graceland e un culto della personalità che ha pochi paragoni non solo all’interno della cultura pop del Novecento, ma perfino nella società moderna in generale (eccetto forse in qualche dittatura). «Shakespeare non ha scritto Riccardo III per parlare solo di re Riccardo», ci ha raccontato Luhrmann durante un incontro via Zoom da Los Angeles, «ma lo ha usato come tela di un dipinto su cui raccontare altro. Ha fatto quello che fanno i grandi autori: prendere una vita e renderla universale, in modo che chiunque ci si possa specchiare. Girando Elvis ho cercato di fare la stessa cosa: ho usato il suo mito per esplorare l’America degli anni Cinquanta, degli anni Sessanta e dei Settanta. Elvis ha vissuto quarantadue anni, ma dentro ci sono tre Americhe differenti...»

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