Everything Everywhere All at Once spiegato al pubblico. Oscar, i segreti del miglior film

C'è un multiverso di dettagli dietro al film più premiato agli Oscar 2023 dall'Academy

'Everything Everywhere All at Once' ha fatto il pieno di Oscar. Ma quali sono la bellezza e la potenza di questo film? Il primo punto a suo favore è che l’opera scritta e diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert (alias i Daniels) cala nel potente scenario fantascientifico del multiverso, tutto azione wuxia e colpi di scena, il melodramma esistenziale – e l’apologo sul potere salvifico dell’amore – vissuto da una madre cinese, interpretata magistralmente dall'eroina conclamata dei film action asiatici/hollywoodiani l'adesso sessantenne  Michelle Yeoh, nella pellicola povera madre disperata  immigrata negli Usa e dalla sua famiglia in crisi economica e affettiva.

Everything Everywhere All at Once: dove vederlo in streaming e al cinema

La crisi affettiva riguarda il rapporto col marito, ma soprattutto con la figlia: è su questo cardine che si sviluppa tutto il film, che trova i suoi momenti più alti nelle parti finali, ovvero quando si evidenziano le dinamiche sentimentali  che legano e allontanano le due donne, nel rapporto diretto tra la madre e la figlia ribelle (poiché gay, e impaurita per la sua scelta sessuale dalle reazioni della sua famiglia sino-americana e ipertradizionalista). Per assurdo, le parti più toccanti del film _-aldilà delle straordinarie performance di  Michelle Yeoh, sessantenne attrice malese di origini cinesi superstar grazie alle sue performace in "007 Il domani non muore mai "(1997) e "La tigre e il dragone" (2000), ex Miss Malesia, ex ballerina eletta da Rotten Tomatoes la "più grande eroina d’azione di tutti i tempi", da circa vent’anni al fianco dell’ex boss della Ferrari Jean Todt,  già in carriera il record di attrice asiatica più pagata e qui a proprio agio nel  vagare da un universo a un altro, calandosi in ogni “genere“ cinematografico possibile, il dramma e il super-action, il musical e il grottesco    _ sono quelle che riguardano  il rapporto diretto tra la madre matura Michelle e la figlia adolescente interpretata da Stephanie Hsu. Entrambe,  in uno dei multiversi in cui vengono catapultate, si ritrovano rappresentate come due sassi: è, per assurdo, forse il momento più alto del film, con un sasso che dice all'altro: "Non dovresti essere qui, in grado di muoverti", e l'altro: "non ci sono regole, ti prendo". Quando uno dei due sassi deciderà di buttarsi dal precipizio dov'è in attesa del suo destino, l'altro sasso - dopo un po' - sceglierà a sua volta di seguirlo. Sono madre e figlia, in quell'eterno rincorrersi tra universi diversi: "da soli siamo tutti inutili", dice la madre al suo amico pseudo-Ratatouille in un universo parallelo. "Qui tua figlia potrebbe avere solo minime particelle di senso", dice la ragazza alla madre nell'universo "normale" in cui le due si trovano e confliggono. E la madre Michelle le risponde: "Vuol dire che apprezzerò anche le minime particelle di tempo: diamoci una possibilità".

Un sasso cade, l'altro sasso si butta. Madre e figlia si abbracciano: la figlia dice alla madre "Possiamo ancora andare alla tua festa?", la madre le risponde: "Possiamo fare tutto quello che vogliamo, niente è importante". Tantomeno una pioggia di Oscar 

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