
'Black Mirror'
Non è solo fantascienza. ‘Black Mirror’ è diventata, in poco più di un decennio, lo specchio (nero, appunto) della nostra ansia collettiva. Sotto la patina tech, ogni episodio è un racconto travestito da incubo: amori sintetici, cloni digitali, IA con troppi diritti e troppa coscienza. Creata da Charlie Brooker nel 2011, la serie ha sfornato 32 episodi, uno special natalizio, un film interattivo e un’estetica iconica: luci fredde, futuri prossimi e finali da pugno nello stomaco.
Ma non è solo per la scrittura tagliente che ‘Black Mirror’ ha lasciato il segno. A elevarla a serie cult ha pensato anche un cast da red carpet list: da Daniel Kaluuya a Miley Cyrus, da Jon Hamm a Salma Hayek. E con la settima stagione appena arrivata su Netflix, è il momento perfetto per recuperare (o ripassare) le puntate più memorabili.
Le puntate da vedere assolutamente
1. Shut Up and Dance (Stagione 3)
Kenny è un adolescente timido, impacciato, che vive con la madre e passa più tempo al computer che in mezzo alla gente. Un giorno riceve un’email: qualcuno lo ha ripreso mentre si masturbava con la webcam accesa. Da quel momento parte una spirale di ricatti, minacce e azioni sempre più estreme. Accanto a lui, un altro sconosciuto con un segreto altrettanto oscuro. Il finale? Non lo vedi arrivare. Ed è esattamente quello il problema.
2. White Bear (Stagione 2)
Una donna si sveglia senza memoria in una villetta silenziosa. Appena esce, viene inseguita da uno sconosciuto armato di fucile... e filmata da decine di persone con lo smartphone in mano. Nessuno interviene, tutti osservano. La sua fuga diventa una danza dell’assurdo, fino a una verità che fa gelare il sangue. Un episodio sadico, geniale e disturbante, dove la punizione è più spettacolo che giustizia.
3. Playtest (Stagione 3)
Cooper è in fuga da se stesso e dai ricordi del padre malato. Quando accetta di testare un videogioco sperimentale all’interno di una villa fatiscente, scopre che la paura più grande non è quella che vedi, ma quella che non riesci a controllare. Realtà aumentata, jump scare ben piazzati e una spirale paranoica che culmina in un twist che ti fa rivalutare ogni scena. ‘Black Mirror’ diventa horror psicologico — e ci riesce alla grande.
4. Beyond the Sea (Stagione 6)
Cliff e David sono due astronauti in missione nello spazio, ma possono tornare sulla Terra grazie a repliche robotiche dei loro corpi. Tutto cambia quando la famiglia di David viene sterminata e la sua replica distrutta. Per non impazzire, inizia a usare il corpo di Cliff… e a invadere lentamente la sua vita. Inquietudine pura, recitazione magistrale (Aaron Paul e Josh Hartnett al loro massimo), e una tragedia finale che ti spezza il fiato. Fantascienza emotiva con il coltello tra i denti.
5. Bête Noire (Stagione 7)
Maria lavora in una pasticceria di successo e si crede intoccabile, finché non arriva Verity: ex compagna di scuola, ex emarginata, ora brillante collega con un sorriso inquietante. Quello che inizia come un confronto passivo-aggressivo da ufficio si trasforma in un incubo psicologico, con Verity che prende lentamente possesso della vita di Maria. Revenge story femminile con twist degni di un noir d'autore. Dolce? Macché. Una torta farcita di veleno.
6. Bandersnatch (Film interattivo)
Scegli la tua avventura, ma preparati a pentirtene. Stefan è un giovane game developer alle prese con il suo primo titolo interattivo. Ma più prova a scriverlo, più il confine tra gioco e vita si dissolve. Droga, controllo mentale, viaggi temporali e una porta che non smette di aprirsi. Il vero colpo di scena? Sei tu a guidare — o almeno così credi. Bandersnatch è Black Mirror che gioca con te, e non sempre ti fa vincere.
7. Eulogy (Stagione 7)
Un uomo viene chiamato a registrare i suoi ricordi su una donna che avrebbe voluto dimenticare. Una voce sintetica — più premurosa di molti esseri umani — lo guida attraverso polaroid, cassette e VHS. Paul Giamatti è sublime nel ruolo di un’anima sola, aggrappata al passato. Il tono è malinconico, intimo, quasi dolce… finché non si capisce che anche la nostalgia, in mani sbagliate, può diventare un’arma.