Cico è diventato seriale a furor di popolo. Quando nel 2019 Francesco Maria Von Altemberger fece la sua prima apparizione nel ’Condominio’ costruito da Enrica Bonaccorti, il misantropo cinico dal cervello fino, refrattario a ogni incasellamento, era forse destinato a rimanere un’invenzione geniale ma isolata. "E invece alcuni amici mi hanno confessato di essersi riconosciuti in lui pur dovendosi trattenere nella vita reale e la stessa Elisabetta Sgarbi, presidente e direttrice generale di Baldini+Castoldi che ha pubblicato entrambi i romanzi, mi ha incoraggiata a proseguire. Anche se la saga, come indica pure il nuovo titolo ’Condominio, addio!’, per Cico non potrà più continuare lì dov’è stato finora...". Ma com’è apparsa nel suo immaginario questa figura di nullafacente? "Forse l’avevo già dentro ed è uscito come alter ego di me stessa. Mia figlia Verdiana, leggendo entrambi i libri, mi ha fatto notare che dal modo di mangiare all’ossessione per la grammatica e l’italiano in Cico c’è scappato dentro tanto di me. Senza dimenticare la dimensione surreale che mi rispecchia tanto: sono un’anarchica-monarchica, una timida sfacciata, un’aspirante cinica trattenuta da una ferrea educazione all’etica". Che tipo di società impersona Cico? "Ha una bella testa che ragiona e sa fare a fettine chi entra nella sua orbita, tanto che l’unica che sopporta è la tartaruga Ada che gli è accanto fin dall’inizio della storia. Simboleggia la voglia di fuga da una società che tende ai cliché, aspira a essere impalpabile, detesta le frasi fatte e i fatti scontati. Non vuole sapere nemmeno il sesso della tartaruga e lui stesso non si dichiara né etero né gay". La vocazione della scrittrice l’ha scoperta esordendo in ’La pecora rossa’? "Alle elementari la maestra ci faceva scrivere dei pensierini in libertà che poi ritirava e non consegnava se non alla fine dell’anno ai genitori cui raccomandava di rilegarli. Mia mamma l’ha fatto ...
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