Giovedì 25 Aprile 2024

Ciak, si studia! Lezioni di cinema in classe

Il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni: sarà materia scolastica, l’insegnamento di teoria e pratica negli istituti di ogni ordine e grado

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di Giovanni Bogani

"Eccomi, sono appena uscita dall’ascensore!". L’ascensore è quello di Montecitorio, dove si è appena conclusa la quarta giornata di votazioni per il presidente della Repubblica. Lucia Borgonzoni, 45 anni, senatrice, sottosegretario al ministero della Cultura nel governo Draghi – ma lo era già stata nel primo governo Conte – annuncia, in anteprima a Quotidiano nazionale, che il cinema arriva nelle scuole di ogni ordine e grado. E non come attività speciale, separata, "extra", ma come effettiva materia di studio. Quasi una risposta alla richiesta – fatta pubblicamente, sul palco dei David di Donatello – da Pierfrancesco Favino: "Insegnate il cinema e il teatro nelle scuole italiane. Vorrei chiedere ai ministri che ai nostri ragazzi si insegnasse a tenere in mano una cinepresa, che si insegnassero le tecniche teatrali, perché dal cinema e dal teatro si impara tanta vita. E per favore, non il pomeriggio ma durante le lezioni".

Senatrice Borgonzoni, il suo obiettivo sembra proprio questo.

"Esatto: lo studio del linguaggio del cinema deve diventare una materia come tutte le altre. Curriculare, e non extracurriculare. Non più singole iniziative, affidate all’entusiasmo di singole scuole, ma un insegnamento organico, programmatico, in tutte le scuole di tutti i tipi e gradi. Sia i licei romani sia le scuole dei piccoli paesi nell’Appennino tosco-emiliano".

Si parla di un investimento di 54 milioni di euro.

"Sì: non bastano cifre minori, proprio perché vogliamo arrivare a tutte le scuole. Servono, questi soldi, per la formazione dei docenti che già lavorano nella scuola – e sono diecimila i docenti coinvolti – e per organizzare più di cinquantamila ore di didattica frontale, compresi laboratori, proiezioni, esperienze di formazione sul campo".

I ragazzi, cioè, vedranno film ma anche impareranno a girare, a esprimersi con il linguaggio delle immagini.

"Esattamente. Perché è importante sapere che cosa è stato realizzato, avvicinarsi ai grandi capolavori. Ma allo stesso tempo è importante impadronirsi del linguaggio cinematografico, imparare a “parlare in cinema“ così come impariamo a esprimerci in italiano".

Come saranno distribuiti i fondi?

"Appena i tempi tecnici lo consentiranno, usciremo con i bandi pubblici. Saranno tempi brevi, nell’ambito di due o tre settimane. Ci saranno cinque milioni di euro in due anni dedicati alla formazione degli insegnanti. Trentadue milioni all’anno andranno a progetti di formazione e alfabetizzazione cinematografica, e alla produzione di audiovisivi per gli studenti".

Quindi, un grande progetto di formazione di insegnanti che già lavorano nella scuola. Pensate anche a esperti venuti da fuori?

"Nei bandi, ci sarà spazio per progetti proposti da enti esterni: dalle scuole di cinema alle sale cinematografiche. Tutti serviranno: ci sarà bisogno dell’energia e della competenza di ciascuno".

Vi siete confrontati anche con il festival più attento al cinema per ragazzi, quello di Giffoni? E con la Mostra di Venezia?

"Sì: Giffoni è uno dei nostri primi punti di riferimento. Ma anche la Mostra del cinema di Venezia, così come la Cineteca nazionale e la Cineteca di Bologna, preziose miniere di sapere e di conoscenza. Pensiamo anche ad un lavoro stretto con le Film commission regionali".

In tutto, si tratta di oltre cinquanta milioni di euro destinati all’insegnamento del linguaggio audiovisivo nelle scuole. La storia del cinema, sì: ma anche il modo di usare una videocamera o un programma di montaggio. Adesso ci sono i fondi necessari: arrivano dall’articolo 27 della legge 220 del 2016. Una legge che dedica all’istruzione il 3% del fondo per il cinema e l’audiovisivo. A quei fondi si aggiungono le dotazioni finanziarie non utilizzate negli ultimi due anni di pandemia. Si chiama "Piano nazionale cinema e immagini per la scuola", con un budget complessivo di 54 milioni di euro, sette dei quali però da distribuire su due anni. Quindi, 50,5 milioni da investire quest’anno.

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