Il viso femminile dice all’altro: "Esprimi un desiderio, ma tienilo dentro sennò non si avvera". Il profilo maschile risponde ad alta voce: "Voglio stare con te tutta la vita". Sarcasmo, cattiveria, stoccate, colpi di frusta. Affetto. Il mondo disegnato di Chiara Rapaccini, nome di battaglia Rap, si sintetizza nei personaggi che l’hanno resa famosa sul web per milioni di follower. Microstorie fulminanti riassunte in una sola vignetta, tratta rigorosamente dalla vita reale. La vita degli altri intercettata in treno, sull’autobus, nella coda del supermarket. E la vita propria. Quella di una ragazza di vent’anni che nel 1975 incontrò un uomo molto più grande di lei per età: Mario Monicelli. Lo scambio di battute nella vignetta non è puramente casuale. L’uomo e la donna sono Mario e Chiara, l’episodio è avvenuto in una notte di stelle cadenti tanti anni fa. In fondo lo sketch rappresenta una narrazione flash, acuta e universale della commedia umana. In primo piano c’è il complicato rapporto uomo-donna, che esce dalle strisce per farsi romanzo vero: Amori sfigati, pubblicato da De Agostini. Anche il suo è stato un amore sfigato? "Un pochino sì, capita a tutti di prendere quella piega in certi momenti. Ma fra me e Mario è stato soprattutto un amore bislacco, impossibile, folle, appassionato, ridicolo, unico. Assolutamente autentico". Che cosa legava una teenager e un regista di sessant’anni, celebre e temuto, il maestro della commedia all’italiana? "Avevamo lo stesso modo di pensare fuori dagli schemi, la stessa ironia. Anche se questo l’ho capito dopo. Quando ci conoscemmo non sapevo neppure chi fosse Monicelli". Possibile? Davvero non conosceva l’autore de La grande guerra, I soliti ignoti, L’armata Brancaleone? "Studiavo storia dell’arte, quello era il massimo della mia cultura. Io e i compagni di allora eravamo ignoranti e incoscienti, il cinema era una sala buia con ...
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