Martedì 16 Aprile 2024

Chernobyl, nuova serie tv. La storia diventa un thriller

Tra subdoli burocrati ed eroi comuni: il racconto del disastro atomico del 1986

Chernobyl, la serie tv

Chernobyl, la serie tv

Roma, 7 giugno 2019 - Colpisce allo stomaco. È analitica, precisa, appassionante come un thriller. Ma nel suo inesorabile racconto la miniserie HBO/Sky in onda su Sky Atlantic da lunedì, ogni settimana, per cinque puntate, è per molti versi anche e soprattutto un horror psicologico tanto più agghiacciante perché rigorosamente basato sulla realtà e che ha nella credibile ricostuzione storica e ambientale – non a caso è stato girato in Lituania, a Kiev e a Mosca – un asso nella manica. Ogni dettaglio è preciso e consente una immersione totale in quel cupo 1986 sovietico nella atomgrad – la città atomica chiusa – di Pripyat. E così a Chernobyl, a Kiev e Mosca. Non a caso Chernobyl è stata votata dai telespettatori su IMDBla miglior serie di tutti i tempi battendo cult come Breaking Bad e Game of Thrones. Perché lo è.

Chernobyl: uscita, trama, trailer, recensioni

Chernobyl è un horror dalla fotografia sapientemente “sovietica” nel quale la tensione si taglia con il coltello e dove i mostri sono il sistema sovietico che ha creato reattori nucleari altamente insicuri come l’unità quattro RMBK 1000 della centrale Vladimir I. Lenin di Chernobyl, affidati a piccoli, zelanti, ottusi tecnici atomici come il vice ingegnere capo Anatyoly Diatlov che la notte tra il 25 e il 26 aprile attuò in violazione di ogni buon senso e contro il parere di altri tecnici presenti in sala di controllo un dissennato esperimento voluto dal direttore della centrale Viktor Bryukhanov e dal suo ingegnere capo Nicolai Fomin. Il combinato disposto di un sistema malato che metteva sempre lo Stato davanti all’individuo e di ambizioni e ottusità personali fu il disastro, la totale distruzione del reattore, la diffusione su tutta l’Europa di una nube radioattiva che per giorni lasciò cadere fallout e contaminò in primis Bielorussia, Ucraina, Russia ma anche l’Occidente con un conto dei morti che le stime valutano tra i 4 mila i 95 mila ma che non sapremo mai.

La serie è stata ideata prodotta e sceneggiata dall’americano Craig Mazin e diretta dallo svedese Johan Renck. "Tutto – detto in una intervista Mazin – è nato dalla domanda. perché è successo? E la verità è più scioccante dell’esplosione stessa". Chernobyl è interpreteta da un cast di grandi nomi a cominciare dalla due volte candidata agli Oscar Emily Watson, dal pluripremiato Stellan Skarsgård, da Jared Harris, Jessie Buckley, Paul Ritter. Figure centrali, e reali, sono Skarsgård e Harris. Il primo interpreta Boris Shcherbina, vicepresidente del consiglio dei ministeri e capo dell’ufficio per il combustibile del’energia, inviato dal Cremlino a guidare la commissione governativa a Chernobyl dopo il disastro. Un uomo di apparato che aveva il compito di negare e che lentamente si rende conto dell’orrore. Harris è invece Valerij Alekseevič Legasov, accedemico e primo vicedirettore dell’istituto Kurchatov, che si rese perfettamente conto della gravità dell’incidente, ma fu obbligato a mentire all’Agenzia Atomica di Vienna, salvo poi riscattarsi nel processo a Dyatov, venire per questo esiliato dal Kgb e, morente a causa delle radiazioni assorbite, decidere di suicidarsi non prima di aver mandato ai colleghi fisici un dossier con la verità.

Controverso e lacerato, servo di partito ma poi scienziato coraggioso il futuro Eroe della Federazione Russa Valerij Alekseevič Legasov è uno dei volti di questa tragedia non meno di Dyatlov, degli eroici pompieri che furono mandati a morire, dei loro familiari come Ludmilla, moglie di Vasili Ignatienko che vide spirare il marito dopo 17 giorni di atroci sofferenze, perse la bambina che aveva in grembo ma non si è rassegnata e oggi è un simbolo di speranza. Il perché lo scoprirete alla fine dell’ultima puntata che si intitola Vichnaya Pamyat, memoria eterna, equivalente ortodosso dell’eterno riposo. Per ricordare un disastro assurdo e terribile, le sofferenze di un popolo, i suoi morti, e credere nel cammino fuori dall’orrore nucleare.

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