Mercoledì 24 Aprile 2024

Cesare Cremonini, belva da palco. "I miei 20 anni di canzoni"

Il cantautore bolognese annuncia l’uscita della raccolta ’2C2C The Best Of’. Sette stadi e un autodromo, la sfida a se stesso: "Proporrò tante novità"

La grinta di Cesare Cremonini

La grinta di Cesare Cremonini

Milano, 27 novembre 2019 - "Quando mio padre se n‘è andato, ho finito fatalmente col distrarmi dagli obiettivi che m’ero prefissato" ammette un Cesare Cremonini in giacca e cravatta presentando nell’aristocratica cornice di Palazzo Crespi a Milano 2C2C The best of , florilegio musical-letterario di suoi vent’anni di palcoscenico, nei negozi da venerdì. "Distraendomi da me stesso, ho perso il contatto con il mio viaggio e quando sono risalito sulla barca non vedevo più la riva. Finalmente mi sono felicemente perso nella vita, sono nel mezzo del cammino", le sue parole.

A districarsi nella selva oscura di una carriera che gli ha fatto conoscere la rabbia della polvere come i trionfi degli stadi ci pensano «la storia della mia vita attraverso 32 successi e 6 inediti, ma anche moltissime rarità e reinterpretazioni voce-pianoforte». Una raccolta multi formato che il ragazzo con le ali sotto ai piedi presenterà dal vivo la prossima estate negli stadi con debutto il 21 giugno a Lignano e tappe a San Siro il 27, al Franchi di Firenze il 7 luglio, e l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola il 18.

Cesare, perché una nuova antologia? "Penso che, oggi come oggi, quella di ricostruire il mio percorso fosse un’esigenza indispensabile. Non sono, infatti, un artista che si valuta con i singoli e quindi ad ogni nuova canzone il cammino va riletto dall’inizio".

La necessità di mettere un punto per andare oltre? "Sì. Ho sempre lavorato in prospettiva e questo mi ha permesso di attraversare due decadi dove è cambiato il modo di ascoltare la musica e le mode. Ho un repertorio vasto e portarsi dietro un bagaglio così grande era diventato faticoso; avevo bisogno di fermarmi un attimo e riordinare la libreria del mio cervello".

Parliamo degli inediti. "Non sapendo scrivere ‘canzoni per il best’, ho lavorato a questi sei pezzi come se fossero un album. Utilizzando la stessa narrazione anche se per raccontare un periodo della mia vita un po’ più breve rispetto al passato".

Da un decennio segue la sua strada, dicendo pure dei no. "Sì, a cominciare dalle collaborazioni. Ne ho fatte solo alcune, tutte fortunatamente molto sensate e a fuoco. Con Jovanotti, ad esempio, perché mi ha regalato un sogno, non finirò mai di ringraziare il momento in cui ho iniziato ad ascoltare sua musica. Malika, invece, era la mia ragazza: condividevamo un amore intenso legato anche dalla musica. Ho avuto tentazioni, ma per fortuna il mio manager mi ha sempre detto che gl’incontri a due non devono nascere da una necessità discografica".

"Sono arrivato negli stadi per restarci" aveva detto due anni fa. E così è stato. Ma stavolta sette stadi più un autodromo sono tanti da riempire. "I dieci anni di buio post-Lunapop fanno di me un animale da palcoscenico affamato di nuovi spazi. Anche stavolta abbiamo avuto la saggia idea di misurarci con un prodotto musicale nazional popolare sì, ma fino a un certo punto. Delle sei canzoni nuove almeno cinque entreranno in scaletta per offrire cose nuove. Voglio diventare un grande performer live, senza andare oltre le mie possibilità. E penso di essermi posto un obiettivo raggiungibile; a sette mesi dal tour 110 mila biglietti venduti sui 350-360 mila disponibili dicono che ce la possiamo fare".

Il testo di Giovane stupida cita Elton John mentre la musica sembra strizzare l’occhio alla sua Bennie and The Jets . "Se il primo singolo Al telefono parla della fine e della sopravvivenza, G iovane stupida racconta della brillante idea di iniziare una relazione con una ragazza con la metà dei miei anni che ti spiazza quando non sa chi è Mick Jagger, ma dimostra quanto l‘amore viaggi su binari suoi, separati dalla razionalità".

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