Mercoledì 24 Aprile 2024

C’era una volta (e c’è sempre) il lupo mannaro

Quarant’anni fa l’uscita del film cult di John Landis. Da “Wolf“ a “Twilight“, il mito del licantropo continua a fare paura

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di Andrea Bonzi

La mano che si allunga rivelando la forma di una zampa, il busto che si ricopre di una folta peluria, la schiena che si piega costringendo il malcapitato ad assumere una posizione quadrupede. Le urla di David sono lancinanti. Una trasformazione dolorosissima quella del protagonista di Un lupo mannaro americano a Londra, capolavoro di John Landis che debuttava sugli schermi americani giusto 40 anni fa. La pellicola – anche grazie anche agli effetti speciali di Rick Baker – ha ridefinito la figura dell’uomo lupo, creatura leggendaria capace di assumere le sembianze di una bestia, mietendo vittime nelle notti di luna piena.

Ciclicamente rinnovato da cinema, letteratura, giochi di ruolo e videogames, il mito del licantropo affonda le sue radici nella mitologia e nel folklore popolare.

C’è chi lo fa risalire addirittura all’età del bronzo (tra 3.400 e 600 a.C). Se ne trova traccia nella narrativa della Roma Antica (circa I secolo d.C). E ancora nella mitologia vichinga, con i feroci guerrieri berserker (che si trasformavano in orsi) e úlfheðnar (in lupi) durante l’infuriare della battaglia. Quasi tutti i dialetti italiani hanno una parola per definire questa creatura. In Sicilia, si parla di "male di luna" (titolo anche di una novella di Pirandello): secondo alcune versioni dell’isola, per sfuggire a "‘u lupitiminariu" basta salire una scala, il mostro non potrà fare più di tre gradini.

La diffusione planetaria di questo mito non deve stupire, in fondo incarna il conflitto tra la parte razionale e quella istintuale del nostro essere. Inoltre, i lupi hanno sempre convissuto con l’uomo, entrandone in conflitto quando, da cacciatori, siamo diventati allevatori.

Dalle leggende alla superstizione. A partire dal Basso Medioevo, con la scusa di mutazioni legate al diavolo, furono condannate a morte schiere di persone. Una stima prudente parla di almeno ventimila processi per licantropia tra 1300 e 1600 nell’Europa cattolica e protestante. Le persone venivano accusate di aver commesso atroci delitti sotto forma di lupo, le confessioni avvenivano sempre sotto tortura, come per i casi di stregoneria. Un caso è quello di Peter Stübbe, accusato di aver ucciso due donne e 13 bambini e condannato per licantropia nella Germania del XVI secolo: trovato a cibarsi di capi di bestiame, fu catturato dopo una fallita aggressione e gli fu estorta la confessione di aver ricevuto dal diavolo una cintura (mai rintracciata), con la quale poteva trasformarsi in lupo. In realtà era ’solo’ un probabile serial killer. Nei secoli, la leggenda si è arricchita di particolari, come il passaggio della “maledizione“ attraverso il morso e la necessità di armi d’argento per uccidere questi mostri.

Sul grande schermo, l’uomo lupo ha sfondato grazie alla Universal, che l’ha fatto entrare nella triade delle icone horror della casa hollywoodiana, insieme a Dracula e al Mostro di Frankenstein.

In particolare The Wolf Man (1941), con Lon Chaney Jr., fissa tutti i canoni del genere: dal mito della bella e la bestia al legame con le fasi lunari. Il mito assume significati differenti ne In compagnia dei lupi (1984) di Neil Jordan, che rilegge la favola di Cappuccetto Rosso, caricandola di metafore su adolescenza e sessualità. Più scanzonato Voglia di vincere (1985) con Michael J. Fox, da matricola imbranata a giovane licantropo star del basket. Curiosa l’interpretazione di Wolf – La belva è fuori di Mike Nichols (1994): la ferocia del licantropo fa meno danni di quella dei “lupi“ di Wall Street, broker senza scrupoli. Il protagonista è Jack Nicholson. Il licantropo mantiene sempre più il controllo delle proprie azioni, anche dopo la trasformazione.

È il caso di Underworld, saga horror-fantasy iniziata nel 2003 (finora 5 film), che racconta la guerra secolare tra Lycans e vampiri. Infine, i mutaforma nella saga teen di Twilight (dal 2005): la maledizione come un superpotere, in un intreccio di amore e sangue con malinconici vampiri.

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