Giovedì 18 Aprile 2024

Case e asfalto sul lager dove suonò Messiaen

Una speculazione edilizia rischia di cancellare lo Stalag VIII. Qui, il 15 gennaio 1941, nacque il “Quartetto per la fine del Tempo”

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di Chiara Di Clemente

La notte del 15 gennaio 1941, finito il concerto, un prigioniero si avvicinò ai quattro musicisti e disse: "Questa musica ci riscatta tutti. Non ci riporta dove siamo, ma a quello che siamo. Esseri umani". La storia del Quatuor pour la fin du Temps (Quartetto per la fine del Tempo) di Olivier Messiaen sigilla la memoria dell’Olocausto nel presente perenne della musica, un presente che torna immediatamente vivo a ogni ascolto, a ogni esecuzione, e dal quale a nessuno è permesso fuggire. Ispirato dalla figura dell’Angelo che annuncia la fine del Tempo nell’Apocalisse, il compositore racconta in musica la distinzione tra il tempo, appunto, e l’eternità: l’eternità è sincronica, simultanea e immobile, non necessita di inizio né di fine. Il tempo umano, che ha un prima e un dopo, è estraneo all’eternità cui aspira il credente. L’elemento atemporale dell’uomo (la sua anima) compie il proprio viaggio nel tempo (la vita) per stabilire a quale tipo di eternità sarà destinato post mortem: l’eterno dolore della condanna o l’eterna gioia della salvezza. Per questo, pur consci della nostra finitezza, continuiamo a sperare.

Messiaen eseguì la prima volta il suo Quatour il 15 gennaio 1941: era un mercoledì, 15 gradi sotto zero, e il concerto si tenne per i prigionieri nella baracca adibita a “teatro“ del Blocco 27B dello Stalag VIII A, campo di Görlitz, Nord della Slesia. Qui, dal 7 settembre 1939 all’8 maggio 1945 quando vennero liberati dall’esercito russo, furono detenute 120.000 persone, 30.000 i soldati polacchi, belgi, serbi, poi inglesi, russi, americani e, dopo l’8 settembre, anche gli italiani che non avevano aderito alla Repubblica di Salò. Nato ad Avignone nel 1908, a 11 anni al Conservatorio, chiamato alle armi nel ’39 e fatto prigionero dai tedeschi, il compositore Olivier Messiaen vi fu rinchiuso nel 1940.

Dopo l’8 maggio del ’45 Görlitz venne tagliata in due dal confine tra la Germania e la Polonia, e la parte della città polacca divenne Zgorzelec. Fatto salvo un centro dedicato al ricordo e una lapide, quel che resta dello Stalag VIII è oggi terra desolata, 30 ettari. Terra che, un tempo proprietà demaniale poi divisa in lotti e venduta, ora sta per diventare sede di un complesso residenziale. Alla notizia la deputata verde Małgorzata Tracz ha interpellato le istituzioni di Zgorzelec. "Abbiamo altri comuni intorno a noi, c’è poco spazio per un ulteriore sviluppo della nostra città", le ha risposto la portavoce del municipio, Renata Burdosz: "Stiamo parlando di un campo enorme. Dovremmo ricostruire le baracche e creare un immenso luogo della memoria? Attualmente gli abitanti usano quelle terre per gettarci i rifiuti. Non ci sono state esecuzioni di prigionieri dove verranno edificate le case. Non sono stati trovati resti umani lì. Non è un luogo in cui è stato compiuto un terribile massacro".

Dinnanzi a tali parole lo sdegno, in Polonia, sta crescendo. "È come se tenessimo solo Auschwitz e riorganizzassimo Birkenau – ha dichiarato Katarzyna Pawlak-Weiss dell’Istituto di memoria nazionale di Breslavia –. È proprio l’enormità del complesso dello Stalag VIII che colpisce le menti dei visitatori". In molti danno comunque già per persa la possibilità di bloccare la speculazione edilizia ormai avviata.

L’operazione di riconversione “residenziale“ cade esattamente negli 80 anni della nascita, nello Stalag VIII, del Quatour. Messiaen, morto il il 27 aprile 1992, ha creato la sua musica sospeso fra una concezione mistica e spirituale dell’arte e una concezione “fisica“ (si pensi alla sua passione per il canto degli uccelli), ordinando le sue opere in parti e numerandole, fortemente suggestionato dalla numerologia.

Lui che nacque 8 anni dopo il 1900 e morì 8 anni prima del 2000, chiude il Quatour con l’8° movimento, Louange à l’Immortalité de Jésus (Lode all’Immortalità di Gesù): "Perché questa seconda Lode? – scrive, facendo cenno alla Lode del 5° movimento su GesùEternità – Perché s’adatta al secondo aspetto di Gesù, al Gesù uomo, al Verbo fatto carne, che resuscita immortale per comunicarci la sua via. Ed è tutto amore. Il suo lento salire verso il picco, rappresenta l’ascesa dell’uomo verso Dio, del Figlio verso il Padre, della creatura divinizzata verso il Paradiso". Quel Paradiso che una notte, quindici gradi sotto zero, grazie alla musica scese in Terra, in un Lager. E che qualcuno ora vorrebbe dimenticare.

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