Caro Tonino: macché Guerra, viva l’ottimismo

Dalle poesie “Scarabocchi” scritte con l’avallo di Bo alle favole nel lager, poi Fellini e il celebre spot. La lezione di un “Angelo coi baffi”

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di Roberto Barbolini

Guerra è pace, verrebbe da dire storpiando il celebre titolo di Tolstoj. Perché l’impronta che a cent’anni dalla nascita di Tonino Guerra è rimasta stampata nella nostra memoria collettiva è certo quella di un uomo dal multiforme ingegno, le cui doti poliedriche si sono manifestate nella poesia come nel cinema, nella narrativa come nella pittura; ma è soprattutto l’immagine d’un uomo saggio, incline (ad onta del cognome bellicoso) a una visione pacifica della vita, senza che mai l’ottimismo sprigionato da una prodigiosa carica di energia vitale abbia fatto velo al suo acume intellettuale.

Molti impararono a conoscere Guerra proprio grazie allo slogan "L’ottimismo è il profumo della vita" che quell’omino coi baffi (ai quali dedicò anche una delle sue argute poesie dialettali) declamava, con un filo d’ironia e un ben avvertibile accento romagnolo, in uno spot pubblicitario divenuto celebre. Ma quell’ottimismo non era di facciata: gli era servito anche in tempo di guerra, nel 1944, quando era stato rinchiuso dai tedeschi in un campo d’internamento a Troisdorf.

Già allora Tonino, oltre alle poesie che avrebbe poi pubblicato grazie all’avallo di Carlo Bo con il titolo I scarabocc (Gli scarabocchi) , scriveva favole: "Nel lager lo faceva anche Guareschi; sembra quasi che l’universo concentrazionario stimoli la fantasia a evadere in quello stupore verso la vita e la realtà che solo la favola può dare" sottolinea lo scrittore Guido Conti, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario che si concludono in questi giorni e che il 9 aprile prossimo aprirà il convegno dedicato a Tonino Guerra e la favola, dove è prevista la partecipazione, fra gli altri, di Daniela Marcheschi e Gualtiero De Santi, Antonio R. Daniele e Roberto Chiesi.

Oggi verrà invece inaugurata con la direzione artistica di Steve Della Casa e Paola Poli la prima edizione di I Luoghi dell’Anima - Italian Film Festival, che si concluderà domenica e per quest’anno si terrà solo su MyMovies, gratuitamente su prenotazione (https:www.mymovies.itondemandluoghi-dell-anima ). Ideato e presieduto da Andrea Guerra, il figlio di Tonino, che guida l’associazione culturale a lui intitolata, il festival riprende volutamente il nome collettivo Luoghi dell’anima dato da Guerra alle numerose installazioni artistiche e mostre permanenti da lui realizzate nell’amato eremo di Pennabilli, sull’Appennino, e battezzate con nomi stravaganti. Tra cui, accanto al “Rifugio delle Madonne abbandonate”, non può mancare un “Angelo coi baffi”. In concorso, film e documentari "che sperimentano nuovi linguaggi" per narrare memorie e vicende di luoghi e persone.

"Sperimentare" fu in effetti la parola chiave nella vita di Tonino (nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920) fin dal dopoguerra, quando al Caffè Trieste del natio borgo, per nulla selvaggio, fece nascere la grande scuola dei poeti dialettali santarcangiolesi assieme a Raffaello Baldini, Nino Pedretti e Gianni Fucci. Ma è con l’approdo a Roma nel ’53 che Guerra inizia quella fortunata carriera di sceneggiatore che lo vedrà lavorare spesso a fianco del conterraneo Federico Fellini come pure di Rosi e dei fratelli Taviani, fino a ottenere la candidatura all’Oscar per la sceneggiatura con Blow-up di Antonioni e a stendere per Andrej Tarkovskij il copione di Nostalghia.

Scomparso a 92 anni nel 2012, sul far dei Settanta Guerra si era riscoperto pittore, ilare e giocoso anche nei disegni erotici acquarellati d’una sua Valle del Kamasutra amabilmente carnale. Ennesima manifestazione d’un talento inclassificabile, fuori dai generi ma tutt’altro che degenere, e d’una creatività esplosiva che tuttora ci rallegra.

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