"Caro amico ti impersono": da Balla a Dalla

Dario Ballantini porta in scena Lucio in uno show-tributo: "Era un uomo geniale e generoso. Grande artista e soprattutto spirito libero"

Lucio Dalla

Lucio Dalla

Ballantini, cosa le evoca Lucio Dalla?

"La mia vita. Il mio idolo fin da quando ero bambino, fin dalle scuole medie. Ho cominciato a disegnare ispirandomi al suo volto, a lui e a Totò. E poi…".

Da una parte lui, Dalla, l’inimitabile, il “Ragno“ come lo chiamavano a Bologna, o Domenico Sputo, come sul campanello della sua casa-studio in via D’Azeglio, a poche settimane dall’80esimo anniversario, il 4 marzo, dalla sua nascita. Dall’altra Balla, al secolo Dario Ballantini, l’imitatore, attore e trasformista livornese, 58 anni, in una messa in scena che suona quasi come un’autobiografia. Da Dalla a Balla. Storia di un’imitazione vissuta non è soltanto uno spettacolo, ma una storia di vita. Una lezione didattica per gli amanti del mito di Lucio Dalla. Un atto d’amore nei confronti della sua musica e della sua poesia.

"Molti suoi fan finiscono per scoprire canzoni che neanche conoscevano – spiega l’altro, Balla –, delle chicche nascoste ai loro occhi: è la cosa più divertente". Dopo il debutto dei giorni scorsi a Roma,, Ballantini porta in tour il suo show-tributo fatto di recitazione, costumi, musica – in scena diversi musicisti, diretti da Francesco Benotti – e tantissimo altro stasera al Celebrazioni di Bologna e in chiusura il 9 febbraio al Puccini di Firenze. L’attore rivive in scena la carriera del cantautore, trasformandosi letteralmente in lui sul palco.

Dicevamo: e poi…?

"Inizialmente lo imitavo, muovendo i primi passi come giovane cabarettista. A scuola sul mio diario c’erano le sue foto, le parole delle sue canzoni, ho iniziato a far conoscere la sua musica a tutti i miei coetanei. E poi… ho avuto la fortuna di conoscerlo, e non solo".

Siete diventati grandi amici

"Lui si è appassionato di quello che facevo, dell’ammirazione che nutrivo. Ci siamo conosciuti sempre di più, fino a quando non è venuto a suonare a Milano".

Lei è anche pittore: Dalla partecipò a una sua mostra alla Triennale Bovisa, dove cantò per un’ora intera, mentre lei dipingeva… Che momento è stato?

"Indescrivibile. Provi a immaginare cosa significa sentir cantare Lucio Dalla al mio fianco, completamente circondati da persone che ammirano la meraviglia, mentre dipingo…".

Che persona era?

"Ti faceva capire che aveva intuito che persona fossi tu. Era aperto al dialogo, alla condivisione. Spesso le star sono inavvicinabili, lui era tutto il contrario. Anzi, capitava che fosse il primo ad avvicinarsi e immediatamente dimostrava la sua capacità di cogliere qualsiasi cosa. Era un artista vero, di quelli che vivono di arte, e non di tecnica".

Il pubblico come reagisce?

"Le canzoni meno conosciute, alla fine, risultano sempre le più speciali. E gli spettatori hanno anche la possibilità di apprezzare i testi di Roberto Roversi. Molti rimangono affascinati mentre mi trucco o dal modo in cui impersono i suoi mille look".

Oggi chi potrebbe ricordare Dalla?

"Nessuno. Non vedo personalità che abbiano il suo stesso modo di approcciarsi alla vita, o alla musica. Oggi siamo tutti incanalati in uno standard che porti a risultati. Così come è pieno di musicisti validi, ma che restano solo per appassionati. Lucio era nel mezzo".

Non si è mai arreso alle esigenze del mercato?

"Non ha mai dovuto rendere conto a nessuno di questa sua grande libertà. Libertà che lo ha portato a scoprire talenti, a proporre la Tosca di Puccini nelle sue opere, a fare teatro. Da giovane, spesso, è stato ignorato o respinto, ma non c’è stato nulla da fare: ha vinto lui. Ora che ci penso, in ogni caso, forse una personalità che me lo ricorda c’è…".

Chi?

"Direi Cesare Cremonini, anche se molto diverso. Sono molto contento, però, di aver visto come ha riproposto Stella di mare, canzone presente nel mio spettacolo".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro