Giovedì 18 Aprile 2024

"Canto per mamma, volata via con il Covid"

Per Paciotti, ex Gazosa, un brano tra lirica e pop con Allevi: "Mia madre era una farfalla. In musica provo a superare il dolore".

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di Andrea Spinelli

Per Federico Paciotti il ricordo della madre è un battito d’ali. "Amava le farfalle, che erano un po’ il suo portafortuna" racconta l’ex ragazzino del gruppo dei Gazosa, la teen band che nel 2001 raggiunse grandissimo successo con il brano www.mipiacitu. "Complice un tumore al seno, il Coronavirus se l’è presa a 54 anni, facendola volare via come un soffio di vento". Su questo strappo il cantante romano avviato da tempo sulla strada della lirica, 33 anni e un’infanzia sconvolta da quel vecchio tormentone, ha scritto Life is a miracle, un brano composto di getto, col contributo di Giovanni Allevi, il testo di Tony Canto, e l’interpretazione a due voci col soprano coreano Sumi Jo per raccogliere fondi da destinare alla Fondazione Veronesi. Sulla copertina del disco, una farfalla.

Da cosa nasce questo progetto?

Paciotti: "Dal vuoto che mi porto dentro. È stato, infatti, come una psicoterapia. Ecco perché poi ho cercato due artisti di grande positività per inciderla".

Allevi: "È stato davvero il minimo che potessi fare. Ho accettato con gioia l’idea di contribuire a un progetto per la Fondazione Veronesi, ma anche di dare un segno di quella solidarietà che scatta tra artisti quando qualcuno si trova a vivere le difficoltà affrontate da Federico. Ho pure pensato che Life is a miracle rappresentasse una splendida opportunità per collaborare con Sumi Jo, da cui ero rimasto già incantato al cinema vedendola nel finale di Youth di Paolo Sorrentino, intonare la Simple Song composta da David Lang per dar vita all’arte del protagonista del film, il musicista interpretato da Michael Caine".

Federico, quanto era forte il legame con sua madre?

Paciotti: "Fortissimo. Mamma Patrizia ha avuto mia sorella Valentina a 18 anni e me a 20, quindi tra noi tre la complicità è sempre stata massima. Era malata da quattro anni e si trovava in ospedale per delle cure. Quando il 16 aprile ci hanno detto che s’era infettata, io e Valentina ci siamo resi conto subito che non l’avremmo più vista. Così siamo corsi a comprare un cellulare, scongiurando poi i medici di portarglielo. I sanitari si sono mostrati molto comprensivi e quella videochiamata è stata l’ultima. Mamma era già soporosa, ma ci ha riconosciuti e salutati".

Le ali di una farfalla possono diventare quelle angelicate di chi non c’è più?

Paciotti: "Sì. Mamma ci ha lasciati il 5 maggio e quindi, essendo già in “fase 2”, abbiamo potuto farle il funerale. Nel mio breve intervento, col pensiero ai carri militari carichi di bare per le vie di Bergamo, ho voluto ricordare la fortuna di poterle dare almeno un ultimo saluto. Poi, rincasando, una farfalla spuntata chissà da dove s’è posata sul volto di Valentina e poi sul mio. Anche se non credo a certe cose, l’ho presa come un’ultima, dolcissima, carezza".

Il pezzo affianca lirica e pop. Allevi, lei che rapporto ha con quella che gli americani chiamano "operatic".

Allevi: "Da un punto di vista puramente tecnico si tratta di una contaminazione fra generi lontani che non è mai stata troppo nelle mie corde. Ma è molto nell’estetica di Paciotti mettere assieme una prorompente voce lirica con la sua anima rock-pop. E siccome ho il totale rispetto delle libertà artistiche altrui, mi sono avvicinato a questo progetto con entusiasmo".

Com’è stato interagire con due cantanti?

Allevi: "Sia Federico sia Sumi volevano che mi sentissi pienamente a mio agio pure all’interno della forma canzone e per questo hanno chiesto un assolo di pianoforte a metà brano. L’ho trovato un gesto molto carino. C’è da dire che il virus mi ha messo davanti a esperienze come questa o come le dirette su Facebook che ben difficilmente avrei affrontato in condizioni normali".

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