Canto i valori in cui credo

Fiorella Mannoia, alla vigilia dell’evento ’Dallarenalucio’, parla dell’impegno sociale e delle idee che veicola attraverso la sua voce

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La schiettezza non le ha mai fatto difetto. Così anche se si appresta a presentare con Carlo Conti ("Ogni volta che lo incrociavo gli dicevo: “Chissà se un giorno presenterò con te...“ e adesso che quel momento è arrivato so che saprà mettermi a mio agio, perchè nonostante le esperienze in tv, non è quello il mio mood preferito") la serata-evento ’Dallarenalucio’ il 2 giugno all’Arena di Verona, Fiorella Mannoia non riesce a definirsi amica di Dalla. "L’ho frequentato artisticamente, abbiamo cantato insieme, sono stata sua ospite in barca, abbiamo cenato insieme e con Marco Alemanno, sono stata anche giù in Sicilia e alle Tremiti da lui, siamo stati insieme ad Arte Fiera in quanto accomunati dalla passione per l’arte moderna, ma non sono di quelle che quando uno muore corrono a declamare quanto sono stati amici".

Eppure in ogni suo live una canzone dedicata a Lucio non manca mai e ha inciso anche un album di sue hit, ’A te’, uscito nel 2013...

"Era uomo di cultura, elegante perfino col berretto in testa e, a riprova, di quanto abbia inciso anche inconsciamente sulle nostre vite, mi sono accorta, riascoltando i suoi dischi, che conoscevo tutte le sue canzoni a memoria. E mi è venuta voglia di rifarle, solo che alcune non le ho potute incidere perché non arrivo alla sua estensione. Parlo di ’Futura’ o della mia preferita ’Apriti cuore’. Però inconsciamente quel suo bruciare le parole, trattenendosi per non enfatizzare è diventato anche il mio modo di cantare. E posso farlo esattamente nelle sue tonalità".

Lo show com’è concepito?

"In maniera molto semplice con la musica che occuperà il 90%, finalmente alla presenza di una platea al completo. Cantare Lucio è un dovere, per mantenerne viva la memoria".

A proposito di doveri, è tale anche la mobilitazione maschile e femminile dell’11 giugno al Campovolo per combattere la violenza sulle donne?

"Non è la prima e non sarà l’ultima delle iniziative cui parteciperò per cambiare la mentalità sia maschile che femminile. Io sono sempre stata attenta a ciò che mi succede intorno e adesso tra pandemia e guerra c’è il rischio che si allontani il focus da altri problemi tra cui questo, sempre più drammatico".

Pur in epoca di haters social, lei non evita mai di esporsi in prima persona...

"E’ una scelta, consapevole dei rischi che corro, anche di perdere qualche fan per strada".

Cosa la emoziona?

"La bellezza. Che sia un paesaggio o un bene culturale. Purtroppo non abbiamo percezione della fortuna di vivere immersi nella bellezza perchè non la sfruttiamo a dovere. Non dobbiamo andare in cerca di giacimenti di petrolio, il nostro petrolio sono l’arte culinaria, la varietà di risorse naturali spalmate tra le Alpi e un Sud che confina con l’Africa, la meraviglia delle nostre isole".

Ma oggi la prospettiva non dovrebbe essere più europea che nazionale?

"La cultura europea è solo sulla carta, in realtà siamo molto divisi, non esiste un sentire comune. Ci sono le comodità come l’euro o i viaggi senza passaporto. La mia speranza sono invece gli Stati Uniti d’Europa, indipendenti nelle scelte, senza ombrelli protettivi esterni".

Da addetta ai lavori come spiega il successo televisivo di uno spettacolo apparentemente superato come l’Eurovision Song Contest?

"Mi chiedo quale sia il target dal momento che i giovani la tv non la guardano più e si tratta di uno spettacolo senza orchestra che, alla vecchia maniera, fa esibire su basi pre-registrate. Forse l’attrazione è dipesa dalla gara".

Dopo due anni e mezzo di fermo, è ripartita in tour con ’La versione di Fiorella’. Cosa si prova a ricominciare?

"Emozione, d’altronde io ho sempre fatto tournèe lunghissime perché so fare solo questo. Ho iniziato a Castrocaro a 14 anni e dico sempre che ho passato più tempo sul palco che sulla terraferma. E’ la mia vita e mi piace ancora farla. Il giorno in cui sarò svogliata e mi annoierò capirò che è arrivato il momento di smettere".

Avverte più responsabilità?

"Oggi informarsi è diventato anch’esso un lavoro perché attraverso la scelta delle canzoni in scaletta si veicolano opinioni e concetti. Si trasmette verità. Personalmente quando incisi ’Sud’ furono proprio l’incontro e i racconti di Thomas Sankara ad aprirmi la mente spingendomi a prendere per la prima volta carta e penna per scrivere il mio brano d’esordio, ’In viaggio’".

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