Lunedì 23 Giugno 2025
ANDREA MARTINI
Magazine

Cannes, tutta la Sapienza di Martone. L’importanza di far vivere Goliarda

In concorso il primo e unico film italiano: “Fuori”. Un brillante e profondo “road movie” esistenziale sulla scrittrice dell’”Arte della gioia” interpretata magistralmente da Valeria Golino. Con Matilda De Angelis ed Elodie

"Fuori" di Mario Martone a Cannes

"Fuori" di Mario Martone a Cannes

Cannes, 20 maggio 2025 – Roma semideserta dell’estate 1980: tre donne, che hanno in comune un passaggio più o meno breve dietro le sbarre di Rebibbia, consumano giornate di desiderante vitalità. Sentimento che fu ragion di vita di Goliarda Sapienza. Non si può parlare di goliardomania, almeno per rispetto della memoria della scrittrice che per tutta la vita cercò pressocché inutilmente di far conoscere il proprio lavoro e farsi riconoscere come autrice. Ė indubbio che in questi ultimi anni si è giocata molta della sua notorietà: dopo il film-serie L’arte della gioia diretto da Valeria Golino, e presentato a Cannes un anno fa, è arrivato oggi sulla Croisette, unico film italiano in concorso, Fuori diretto da Mario Martone e interpretato dalla stessa Golino. Cosceneggiatrice del film è Ippolita di Maio a cui va riconosciuto il merito di avere – subito dopo la scoperta fattane dalla cultura francese – restituito manifestamente l’onore dovuto a Goliarda Sapienza (1924- 1996)  portandone in scena insieme a Martone Il filo del mezzogiorno.

Cresciuta all’insegna dei valori anarchici, ex attrice, Goliarda Sapienza è stata scrittrice disordinata, scabrosa ma emozionante: un mix che giustifica a più di mezzo secolo di distanza, l’odierna ondata d’interesse, soprattutto femminile. In Fuori Martone adatta due romanzi, L’università di Rebibbia e Le certezze del dubbio che già erano legati tra loro da un’unità ispirativa. Il fertile incrocio gli permette di evitare le tentazioni biografiche e di alternare il dentro e il fuori dal carcere quali specchi di una realtà in continuum che spiega bene come Goliarda volesse continuare a frequentare le ex recluse e come con loro le fosse possibile quell’intesa immediata che non trovava normalmente.

Delusa dai rifiuti ricevuti dagli editori, annoiata dall’ambiente intellettuale romano Goliarda entra a Rebibbia con i mocassini alla moda e la gonna di lino, per un furto di gioelli fatto in casa di un’amica, e trova là dentro solidarietà, calore, spontaneità che le erano estranei. Se le giornate dietro le sbarre sono fatte di racconti e confessioni quelle fuori sono vere passeggiate romane diurne e notturne in cui Roberta (Matilda De Angelis) e Barbara (Elodie) fungono da poli opposti d’attrazione, da motori incessanti d’emozioni e di sorprese osservati da Goliarda con lo stupore che le è proprio. E di chi usa la pagina scritta per riviverle una seconda volta.

Martone traduce brillantemente in immagini la scrittura corporea della scrittrice, fa di Roma un’interlocutrice del malessere, ricostruisce e ridefinisce un’epoca dilatando il valore del racconto. La prima chiave di lettura arriva infatti dallo stesso regista: «un road movie in cui nulla doveva veramente accadere ma tutto doveva vivere sullo schermo. Della scrittrice mi affascina il punto di partenza realistico che scatena la sua immaginazione. Goliarda era una persona particolare – ricordiamoci che è stata sottoposta anche ad elettroshock –, la sua grande curiosità e la sua scrittura particolare per libertà e calore ci ricordano che nessuno si salva senza l’immaginazione. Una lezione che ha un valore anche politico».

La riuscita di Fuori è comunque legata alla presenza di Valeria Golino che da vestale di un culto sembra qui esserne anche la reincarnazione di Goliarda. La sua interpretazione, quasi un’identificazione, permette di farci sentire prossima la scrittrice nemmeno fosse una sua seconda pelle. «L’ho conosciuto a 18 anni: era una donna accogliente, docile a dispetto delle improvvise asperità, una combinazione di idee radicali e di assenza di ideologia. Non mi è più uscita dalla mente».