Giovedì 18 Aprile 2024

Il sesto senso degli animali per il campo magnetico terrestre: tutto merito dei batteri

Cani, uccelli e altri animali sarebbero in grado di orientarsi attraverso il campo magnetico grazie a delle microscopiche bussole biologiche, che vivono nel loro corpo

I cani sono in grado di avvertire il campo magnetico terrestre

I cani sono in grado di avvertire il campo magnetico terrestre

La magnetorecezione è la capacità comune a molti animali, tra cui i cani, di percepire il campo magnetico terrestre. La scienza ha tentato spesso di spiegare questa sorta di sesto senso, senza mai arrivare a conclusioni esaustive. Tra le diverse ipotesi avanzate, ce n'è una particolarmente affascinante, della quale si riparla ora in uno studio pubblicato sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B, secondo cui all'interno dell'animale vivrebbero dei batteri che funzionano come delle microscopiche bussole. Scoperti per la prima volta negli anni '60, i cosiddetti batteri magnetotattici (acronimo inglese: MTB) sono una classe di microbi in grado di disporsi lungo le linee del campo magnetico terrestre, grazie alla presenza di particelle ricche di ferro chiamate magnetosomi. Nel 2017, il team guidato dal Robert Fitak, della University of Central Florida, aveva già suggerito l'idea che l'attività dei MTB stesse alla base della magnetorecezione, ricevendo tuttavia delle critiche per la mancanza di prove empiriche. Con la collaborazione di altri atenei, la stessa equipe è tornata di recente sull'argomento, andando a caccia di nuovi indizi. Spulciano numerosi database genetici, i ricercatori hanno così scoperto che i batteri magnetotattici, ritenuti un tempo rari, sono in realtà abbastanza comuni nel microbiota, i microrganismi simbiotici che convivono nel corpo di un determinato ospite (uomo incluso). Semplicemente, fino a oggi la loro presenza sarebbe per lo più trascurata dalla scienza. Da un precedente studio, Fitak e colleghi hanno anche avuto conferma del fatto che il rapporto di reciproco vantaggio tra i MTB e alcuni piccoli organismi marini, aiuterebbe questi ultimi a mantenere la giusta rotta in acqua, cosa che potrebbe quindi ripetersi negli animali più grandi e complessi. Pur riconoscendo che non esiste ancora una prova diretta della relazione tra magnetorecezione e batteri del microbiota, gli scienziati ritengono di avere in mano i primi dati veramente in grado di supportare la loro congettura. "I MTB non sono una leggenda della natura, ma sono in realtà onnipresenti negli ambienti acquatici e anaerobici e hanno una distribuzione globale", si legge nell'articolo. Dopo i buoni riscontri ottenuti, gli autori attualmente sono già al lavoro per avviare una sperimentazione su alcune specie di uccelli. Nello specifico verranno utilizzati degli antibiotici per neutralizzare (almeno in teoria) i batteri magnetotattici e verificare successivamente se ciò va a interferire sulla capacità di orientarsi dei volatili.

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