Cambiamento climatico: il beluga nella Senna e il tricheco 'inglese'. Cosa sta succedendo

La previsione di Mazzariol (Cert): "Difficile che la balena bianca riesca a sopravvivere". Ecco come il cetaceo venne usato nella Guerra fredda

Roma, 8 agosto 2022 - Ma il beluga malnutrito nella Senna, la 'balena bianca' sorvegliata da giorni, ce la farà?

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"Molto arduo che riesca a sopravvivere. Ho visto le immagini, è davvero malnutrito, molto magro". Non lascia molte speranze il verdetto di Sandro Mazzariol, il professore veneto che salva le balene, responsabile del Cert, squadra d'emergenza che interviene ogni volta che c'è uno spiaggiamento di cetacei. Confessa: "In vent'anni, mai vista questa concentrazione di casi". La presenza del beluga porta anche un pizzico di spy story. Rivela Mazzariol: "Di solito vive nell'Artico, potrebbe essere arrivato dalla Norvegia". Poi aggiunge: "Queste balene bianche sono state usate anche nella Guerra fredda perché hanno la capacità di allontanare gli incursori subacquei. Non è una novità, per il conflitto in Ucraina ad esempio si è parlato di delfini".

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Professore, prima l'orca - poi morta - ora il beluga, finito sempre nella Senna. Come mai?

"Tra le ipotesi che si fanno c'è anche quella del cuneo salino, il beluga potrebbe essersi trovato fuori strada".

Perché il fiume è stato invaso dall'acqua del mare, proprio come il Po?

"Sì, lo stesso fenomeno. Se anche questo ritrovamento si deve legare al cambiamento climatico? Diciamo che il cuneo salino vuol dire siccità e che sicuramente i cambiamenti climatici porteranno sempre di più a una situazione diversa".

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Altre ipotesi possibili?

"Il beluga potrebbe essere stato disturbato dal rumore, ad esempio. Oppure aver inseguito una preda. Potrebbe arrivare dalla Norvegia. Vediamo sempre più specie dell'Artico".

Oltre all'orca e al beluga ci sono stati altri casi?

"Il tricheco a spasso per le coste inglesi, la balena Wally che nel 2021 è partita dal Pacifico...".

Poi avvistata anche a Ponza. Ormai i casi cominciano ad essere tanti...

"Mai visto questa concentrazione, in 20 anni. Sta cambiando veramente la composizione della fauna. Penso anche alle specie aliene o alla nidificazione delle tartarughe. I nidi più a nord del mondo sono a Jesolo e nell'isola di Scano Boa, nel delta del Po".

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Come si spiega?

"Il fenomeno è sicuramente connesso con l'aumento delle temperature. Prima le Carette carette nidificavano nelle acque della Turchia e della Grecia".

Ma dobbiamo essere contenti è un problema se le tartarughe depongono le uova fuori dal loro contesto?

"Diciamo che questo rappresenta un cambiamento, è lo specchio di qualcosa di profondamente diverso rispetto a qualche anno fa. Naturalmente una presenza maggiore di tartarughe può portare ad un aumento del conflitto con la pesca, con la mitilicoltura. Se ho i nidi di tartarughe a Jesolo devo studiare anche un turismo diverso, sul lungo periodo. Devo capire come far convivere la loro presenza con la nostra".

Il beluga smarrito nella Senna
Il beluga smarrito nella Senna

 

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