Giovedì 18 Aprile 2024

Calasso e la sostenibile bellezza della lettura

È morto a 80 anni l’editore illuminato che ha diretto Adelphi e ha lanciato in Italia Kundera e Joseph Roth. Era stato anche scrittore

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di Chiara Di Clemente

Il pittogramma cinese di Adelphi significa morte e rinascita: l’altra notte a Milano, a 80 anni, se n’è andato dopo una lunga malattia Roberto Calasso, che di Adelphi è stato direttore editoriale dal 1971, consigliere delegato dal ’90 e anche presidente dal ’99. Per tanti anni chi in Italia comprava i suoi libri non sceglieva solo libri, ma anche un’ appartenenza. Appartenenza a cosa, solo il tempo ce l’ha spiegato: nei film tipo Vanzina e a Quelli della Notte, l’appartenenza era a una stolida élite radical chic che infarciva le proprie librerie di simboli vuoti, i famosi inconfondibili volumi probabilmente mai letti, racchiusi in quella gabbia graficanon grafica ispirata all’illustratore inglese di fine ’800 Aubrey Beardsley, declinata sopra copertine dai colori pastello, "rigorosamente colori marginali".

Nella realtà – ma molti l’avrebbero capito solo più tardi – era l’appartenenza a una schiera di sognatori, pronti a entusiasmarsi per il sorprendente viaggio nella conoscenza che ognuna di quelle opere ha sempre garantito. Nietzsche e Giorgio Colli, Canetti, Sciascia, Thomas Bernhard, Joseph Roth, Herman Hesse, Márai, Szymborska, Némirosky, Chatwin, Sacks, fino a Simenon o a Bolaño e Carrère. E poi Milan Kundera, La versione di Barney, Zia Mame, Gadda. Se li abbiamo scoperti dal nulla o se li conosciamo di più, lo dobbiamo a lui: a Calasso.

"Luciano Foà aveva lasciato l’Einaudi e insieme a Roberto Olivetti il 20 giugno 1962 aveva fondato questa nuova casa editrice il cui programma era in gran parte nella mente di Roberto Bazlen: fare certi libri che altrimenti non si riuscivano a fare. Quanto a me, venni coinvolto nel ’62, quando il nome Adelphi non era ancora stato trovato": così Calasso, nato a Firenze il 30 maggio del ’41, raccontava il suo arrivo ad appena 21 anni nella casa editrice che avrebbe segnato la cultura – e anche l’immaginario pop – dell’ultimo mezzo secolo in Italia.

Il suo liceo è il Tasso a Roma; la laurea è in letteratura inglese con Mario Praz e una tesi su “I geroglifici di Sir Thomas Browne”. Figlio del giurista Francesco Calasso e di Melisenda Codignola, a sua volta figlia del pedagogista Ernesto, "cresciuto tra i libri", negli anni ’50 Calasso frequenta la redazione della rivista d’arte e letteratura Paragone, diretta dalla scrittrice Anna Banti. Con lui ci sono Arbasino, Eco ed Elémire Zolla; con Zolla e Cristina Campo, quando ancora vive a Roma in via Margutta, Calasso conosce Bazlen; trasferitosi a Milano, nel ’67, si ritrova ad andar per balere di periferia e a giocare a poker "con Gaber, la Colli e Fleur Jaeggy. Scommettevamo con i libri dell’Adelphi", raccontava Battiato che su una poesia della Jaeggy ha composto la canzone Le aquile incisa nell’Lp Patriots del 1980. Amica di Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard e del poeta Iosif Brodskij, la Jaeggy – oggi 80enne – sposa Calasso a Londra nel ’68; gli è stata accanto fino alla fine.

"Mi chiedo cosa significhi ora essere di sinistra. Sicuramente il successo di Adelphi è iniziato, tra l’altro, con l’estrema Sinistra. Ad esempio Joseph Roth, uno dei nostri grandi autori, è stato accolto positivamente soprattutto dalle persone che erano nei movimenti degli anni ’70. Eppure Nietzsche – spiegava Calasso nella lunghissima intervista rilasciata alla Paris Review nel 2012 – non è mai stato considerato terribilmente ortodosso da nessuno. Evidentemente siamo riusciti a turbare tante persone, dalle Brigate Rosse all’Opus Dei. Faccio solo un esempio piuttosto surreale. Nel 1979 le BR pubblicarono sulla loro rivista, Controinformazione, reperibile in tutte le edicole, un articolo lungo e dettagliato in cui Adelphi veniva presentata come la punta di diamante di una potente organizzazione multinazionale il cui primo obiettivo era quello di annientare ogni speranza di Rivoluzione proletaria. Il motivo era che avevamo appena pubblicato un’ampia selezione di prosa e poesie di Pessoa".

Ieri – giorno in cui sono usciti i suoi due ultimi libri, entrambi di ispirazione autobiografica, Memè Scianca e il ritratto di Bazlen Bobi – il cordoglio per la sua perdita ha unito la politica, dal Pd a Fratelli d’Italia mentre l’Osservatore romano ha scritto: con lui se ne va "un Partenone fatto solo di parole". Consola ricordare cosa significa la parola Adelphi, significa "fratelli", e il pittogramma: morte e rinascita.

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