Mercoledì 24 Aprile 2024

Caetano incarcerato: "Mi salvarono la coscienza e Antonioni"

Narciso Em Férias, Narciso in vacanza. È il titolo del film fuori concorso ieri alla Mostra: nel documentario di Renato Terra e Ricardo Calil le vacanze del titolo sono un eufemistico paradosso per indicare il carcere, quel carcere cui venne condannato Caetano Veloso, uno dei più grandi poeti, musicisti, autori di musica in Brasile. 54 giorni di carcere vissuti dall’artista sotto la dittatura militare brasiliana nel 1969.

"Ho sempre avuto molta memoria, figuriamoci se non ricordo quei giorni", dice Caetano, in collegamento zoom da Rio de Janeiro. "Ma quando ho avuto fra le mani il verbale del mio interrogatorio e gli appunti della mia detenzione, di cui ignoravo l’esistenza, non nascondo di essermi emozionato moltissimo".

Con Caetano venne arrestato anche il collega Gilberto Gil. "Ripensare a quei momenti mi ha fatto bene: sono ritornato indietro di cinquant’anni, con un racconto che era rimasto segreto". Erano gli anni della dittatura di Humberto Castelo Branco: una dittatura meno nota mediaticamente di quelle che sarebbero venute in Cile, con Pinochet, e con l’Argentina dei desaparecidos, ma non meno traumatica.

E oggi? Ancora oggi gli intellettuali rischiano, quando sono scomodi per il potere? Caetano fa bene attenzione a non nominare Bolsonaro, il leader ultraconservatore del suo Brasile, ma dice: "Oggi dietro una parvenza di democrazia la minaccia è più subdola. All’epoca c’erano strutture autoritarie: oggi c’è una trama che entra nelle maglie della democrazia, impedendo la circolazione delle idee. Ma la cultura ha sempre la possibilità di mettere in scacco il potere, se vuole". Ma aggiunge: "Il modo di gestire la cosa pubblica, nel mio paese, spesso non è democratico. C’è tentativo di controllo totale sui cittadini: il Covid-19 ha accentuato alcune di queste spinte. Ma non voglio essere catastrofico: la scienza ci aiuterà, se manterremo l’autonomia delle coscienze".

C’è il tempo, per Caetano, di ricordare l’Italia: "Per me l’Italia era il cinema, i film di Michelangelo Antonioni, l’amicizia con lui. L’ammirazione per Fellini, Rossellini, per un modo di pensare e di immaginare importantissimo per la mia formazione".

G.B.

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