Mercoledì 24 Aprile 2024

"Buongiorno Napoli". D’Alessio si dà al rap

Il cantante rilegge il suo repertorio in chiave hip hop. Con lui un gruppo di concittadini illustri come Clementino e Rocco Hunt

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Napoli, 28 settembre 2020 - “Buongiorno“ è il saluto che Gigi D’Alessio affida al suo nuovo album che ripropone 15 successi – più un inedito – rivisti assieme a J-Ax, Boomdabash e a un gruppo di giovani rapper campani. Le melodie dell’icona pop che si fanno urban. Ma restano rigorosamente napoletane.

D’Alessio, un ritorno alle radici o una ripartenza dalle origini?

"Bella domanda. Credo una ripartenza dalle origini, la curiosità di scoprire e capire che cosa potesse cambiare lasciando la cornice e togliendo la patina dal quadro. La magia delle canzoni resta, la materia prima regge. Se compri pesce fresco ci vuole più bravura a sbagliare che a fare una buona ricetta".

Le canzoni sono sempre fresche… e poi c’è Napoli: che cosa è questa città?

"Napoli era madre e mamma resta; è anche migliorata, la nostra lingua è stata sdoganata. Vive un momento meraviglioso nella scena urban. Ma direi che un po’ di Napoli c’è in tutto il mondo, in ogni città".

Con qualche problema…

"Chi non ne ha? C’è da fare molto, ma intanto musicalmente viviamo una nuova stagione dell’oro, anche migliore di quella di Pino Daniele. Lui è stata la svolta, la capacità di contaminare napoletano e inglese, rock e blues. Adesso c’è il rap come nuova frontiera, magari fra dieci anni tornerà la melodia. Ora suonano i computer, torneranno a farlo anche i musicisti".

Un album diverso: sentiva il bisogno di cambiare?

"Sono partito dalle mie canzoni. Il duetto con Gué Pequeno a The Voice mi ha aperto un mondo e mi sono accorto che i giovani cantano i miei brani come se li avessi scritti ieri. Le sonorità sono vecchie di trent’anni, ma ho tolto la polvere e messo la veste nuova, ci ho fatto i tatuaggi e posso dire di avere accontentato mamme e figli".

Buongiorno è un prodotto napoletano: che c’entrano J-Ax, milanese, e i Boomdabash, salentini?

"J-Ax è il corto circuito del corto circuito; alle dieci di sera l’ho chiamato e gli ho detto che avrei voluto duettare con lui Annarè, una canzone che amo; alle dieci del mattino il suo testo era pronto e perfetto. Boomdabash, dai: sono più terroni di me".

Cosa l’ha colpita di questo modo di approcciare la musica?

"Sono rimasto esterrefatto. Non ero a conoscenza di questo mondo e quando gli artisti sono venuti da me gli ho lasciato otto battute della canzone; loro ascoltavano il brano a loop e poi sul loro iphone digitavano il testo che volevano rappare. Se sia talento o una cosa passeggera solo il tempo ce lo dirà".

Fra i nuovi protagonisti della scena urban partenopea c’è anche suo figlio Luca, in arte Lda. Conflitto di interessi?

"No, sono contro i favoritismi. Gli ho dato questa possibilità ma gli ho detto: devi studiare musica, girare il mondo, soffrire. Non ti vorrei bene se ti dessi tutte le opportunità, non sarei giusto verso gli altri, devi imparare a conquistarti ogni cosa come ho fatto io. Non gli ho toccato neppure una riga, ma sono andato via dallo studio quando ha provato Di notte per non sentire la pressione. Alla fine era in lacrime, ed è giusto che sia qui con questi artisti importanti. Il progetto è giovane e ti piace, gli ho detto, ma sarai uno dei tanti, non mio figlio".

Cosa sente di consigliare a lui e agli altri artisti giovani che lo accompagnano in questa esperienza?

"Di imparare a crescere; il successo non si ottiene con uno, due, tre dischi. Dopo devi cominciare a stupire. E soprattutto devi continuare a studiare. Metterti lì, voce e pianoforte, e capire che nella musica c’è sempre tanto da scoprire. Io canto da quando avevo 4 anni, ora ne ho 53 e continuo a scoprire sempre qualcosa di nuovo".

Lei è anche un personaggio televisivo: che cosa significa apparire nel piccolo schermo?

"Un modo per arrivare a tutti, ma anche qualcosa di delicato. Entri a casa delle persone e quindi devi accontentare tutti, essere trasversale, dare spazio agli ospiti. In un concerto scelgo io e tu pagando il biglietto lo accetti".

Il lockdown, drammatico da un certo punto di vista per le tournée saltate, ha premiato o punito la sua creatività?

"All’inizio non avevo voglia neppure di scrivere un messaggio, fortunatamente avevo il pianoforte come mio compagno di viaggio e piano piano mi ha dato la spinta per terminare il progetto di Buongiorno e studiare altro".

Per finire, definisca con una parola questo disco.

"Figo".

 

 

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