
di Stefano Marchetti Fotografare la musica può sembrare un’impresa impossibile, perché la fotografia è di per sé silente, muta, mentre la...
di Stefano MarchettiFotografare la musica può sembrare un’impresa impossibile, perché la fotografia è di per sé silente, muta, mentre la musica ci accarezza l’ascolto. Eppure tutte le foto scattate da Silvia Lelli e Roberto Masotti – in uno splendido percorso artistico e di vita iniziato già negli anni ‘60 – riescono davvero a ‘suonare’: ci fanno scoprire le mani, i gesti, le espressioni degli interpreti, e la musica così acquista un’intensità e una forza ancora più profonde, diventa performance, spettacolo, vita.
"Fotografare la musica è un’esperienza estrema", ammette Silvia Lelli accompagnandoci nella visita alla mostra ’Musiche’, allestita fino al 7 settembre al Museo internazionale della musica, in Strada Maggiore a Bologna. Dai più di 400mila scatti del colossale archivio Lelli e Masotti, sono state selezionate (in collaborazione con Riccardo Negrelli) ottanta immagini che ritraggono alcuni dei più grandi protagonisti della musica e del teatro dei nostri tempi, visti nel momento quasi sacro della prova o dell’esecuzione.
Silvia Lelli e Roberto Masotti (scomparso nel 2022), entrambi originari di Ravenna, hanno girato il mondo "sempre alla ricerca delle musiche che ci interessavano, anche quelle più sconosciute", spiega Silvia. Dal 1979 il teatro alla Scala li ha scelti come fotografi ufficiali, una collaborazione proseguita per 17 anni. E ogni foto è una storia: fotografare la musica richiede di conoscere le partiture, l’opera, i testi per cogliere (anzi, anticipare, come un direttore d’orchestra) il momento più ‘luminoso’. Ecco allora Laurie Anderson nel 1981 a Santarcangelo mentre sistema il suo violino ("E non se la filava nessuno", ricorda la fotografa), e accanto Lou Reed allo stadio di Genova.
Ecco Miles Davis a Umbria Jazz, Keith Jarrett a Zurigo, John Cage, Demetrio Stratos, Astor Piazzolla, ecco i mostri sacri della musica classica, Sergio Celibidache in prova a Milano nel 1987 (con una sahariana sulla camicia da frac), Vladimir Ashkenazy, Vladimir Horowitz, Riccardo Muti con l’Orchestra Cherubini a Cremona, Lorin Maazel, Gustavo Dudamel, Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Riccardo Chailly, e Maurizio Pollini ripreso dall’alto, in una foto scattata... da un oblò del lampadario della Scala.
E poi la danzatrice Pina Bausch, i Duke Ellington a Bologna nel ‘73, e Lucio Dalla a cena con Francesco Guccini e Roberto Vecchioni alla storica trattoria bolognese Da Vito.
Alcune immagini ‘spuntano’ nelle vetrine del Museo della musica e dialogano con gli oggetti esposti: per esempio, la ghironda del virtuoso svizzero René Zosso appare accanto a uno strumento originale dell’inizio del ‘700, e la foto di Mauricio Kagel, impegnato in prove d’acustica nel 1975 a Parigi, è perfetta fra due testi del pensiero matematico - musicale barocco.
E il ritratto fotografico del mezzosoprano Ann Murray si incastona fra quelli di Maria Malibran e Isabella Malibran, icone del belcanto. Info, www.museibologna.it/musica