Maria Chiara Giannetta: "Io, Blanca, vedo i colori del buio e rivoluziono la fiction"

Si racconta la protagonista della serie rivelazione che ha sbancato su Raiuno. "Una detective fragile e ironica. Che insegue con tenacia i suoi sogni"

L'attrice Maria Chiara Giannetta durante il photocall della serie tv Rai 'Blanca' (Ansa)

L'attrice Maria Chiara Giannetta durante il photocall della serie tv Rai 'Blanca' (Ansa)

Spoleto, 1 dicembre 2021 - Tutti i colori di "Blanca", la fiction Rai che è la vera rivelazione della stagione, sono in lei. Nella sua energia, nella sua forza, nel suo entusiasmo. Maria Chiara Giannetta, ventinove anni, interpreta il personaggio di una detective cieca – dicono così, nella fiction, e non usano l’eufemismo "non vedente" – nella più colorata, più giovane, più pop delle fiction Rai. 'Blanca' è approdata in prima serata su Raiuno, e ha sbancato.

Quasi cinque milioni e mezzo di spettatori, lunedì scorso, per la seconda puntata, con uno share del 24 per cento, dopo i 5 milioni e 672mila della prima puntata, con il 26 % di share. Diretta da Jan Maria Michelini con un grande occhio per colori, scorci, atmosfere, ritmo, ambientata a Genova, la serie è tratta dai romanzi di Patrizia Rinaldi che vedono protagonista una poliziotta ipovedente. I romanzi sono quattro, tutti usciti per la casa editrice e/o.

A interpretare Blanca, Maria Chiara Giannetta, ventinove anni, foggiana. Capelli corti, vestiti coloratissimi, cintura stretta e gonna corta, scarponi, quasi un costume da supereroina Marvel: Blanca, nella serie, è una assistente volontaria in polizia, con un grande istinto per capire chi dice la verità e chi mente, e una gran voglia di risolvere casi complicati. Nella colonna sonora, i Calibro 35. C’è anche un aspetto romantico che alleggerisce lo sguardo su delitti, serial killer, pericoli mortali: un collega bello e seduttore, interpretato da Giuseppe Zeno. Blanca non ci vede, ma percepisce benissimo la chimica che si instaura ogni volta che i due si incontrano. Blanca è iperattiva, è pop, è bella, è ironica, e cavalca con il suo personaggio una rivoluzione in casa Rai. Raggiungiamo telefonicamente Maria Chiara sul set della prossima stagione di 'Don Matteo', in cui – con il suo personaggio del capitano – è ormai di casa.

Maria Chiara, fra i consulenti della serie c’è Andrea Bocelli, che le ha regalato consigli, a partire dalla sua esperienza. Che cosa vi siete detti?

"Andrea è stato generosissimo. Mi ha raccontato molto del suo atteggiamento, del suo carattere. Andrea si muove nei luoghi come se ci vedesse, è coraggioso: mi ha dato il coraggio di osare, di interpretare una persona cieca che non ha paura di muoversi".

Come si è preparata al ruolo?

"Alcune letture mi hanno aiutata: ‘Il dono oscuro’ di John M. Hull, per esempio, che è il diario di un uomo diventato cieco a quarant’anni. Un racconto preciso, asciutto, toccante sulla cecità, che ha entusiasmato il neurologo Oliver Sacks".

Ha anche parlato con persone che vivono la condizione della cecità?

"Sì: sei o sette persone. Una ex campionessa di atletica leggera, Maria Ligorio, nata cieca, che è stata primatista paralimpica di corsa. Veronica Tartaglia, campionessa nazionale di schema per ciechi. Una ragazza, Sara, che ha perso la vista a vent’anni. E Michela, che mi mandava i video di come faceva le cose, e come giocava a calcio".

Lei che cosa ha fatto, nelle settimane di preparazione?

"Ho imparato a cucinare bendata, e a ballare. Cucinare non è uno scherzo: per affettare la cipolla senza farti male ci metti dieci volte il tempo ‘normale’, per preparare un piatto di pasta ci metti tre ore. I ciechi hanno necessariamente un rapporto diverso col tempo".

Nella serie si dice sempre "cieca", non si usa il termine "non vedente". Una scelta precisa.

"Me lo hanno insegnato loro: preferiscono un termine chiaro, onesto. Poi, come si dice nel primo episodio, la parola ‘cieco’ non è un’offesa".

Che cosa sente di avere dato al personaggio, qualcosa di assolutamente suo?

"Forse l’ironia. L’ironia di Blanca è un po’ la mia. Poi, nei prossimi episodi, verranno fuori nuovi aspetti del personaggio, molte sfaccettature della sua personalità. E anche le fragilità di una ragazza di trent’anni che insegue il suo sogno".

Per lei come è stato seguire il suo sogno, fare l’attrice?

"Era un sogno molto chiaro, fin da piccola. Ho seguito il flusso, l’onda. Sono andata a Roma, mi sono iscritta al Centro sperimentale, ho iniziato con piccole cose a teatro, poi sono venuti cinema e televisione. Ho sempre vissuto tutto con serenità: sarei serena anche se domani dovessi cambiare lavoro. Se un giorno recitare dovesse diventare qualcosa che mi fa star male, cambierei".

Alcune scene della serie sono ambientate nella 'stanza nera', una sorta di visualizzazione della mente di Blanca. Sono scene molto suggestive, quasi teatrali.

"E’ stata un’idea di Jan, il regista, per fare entrare lo spettatore nella modalità di visione di Blanca. Per noi è stato bellissimo entrare in un teatro enorme, tutto nero, dove potevamo letteralmente fare quello che volevamo". 

Che indicazioni le ha dato il regista?

"Jan Maria Michelini è un ciclone, una bomba. Mi sono fidato ciecamente di lui, che lavorava sul personaggio già da più di un anno".

Come è stato il rapporto con i costumi, con i vestiti ipercolorati di Blanca?

"Ahahh! Meraviglioso. Jan aveva immaginato una specie di divisa, un vestitino da eroe dei fumetti, una specie di armatura con una cintura che diventa una protezione, il simbolo di Blanca. I costumisti si sono ispirati alla street art berlinese, agli instagrammer, e alla fine hanno creato un costume da supereroe di fumetto, una fonte continua di luce in un commissariato buio".

Il rapporto con il cane che accompagna sempre Blanca come è stato?

"Normalmente i ciechi usano i labrador, ma il cane che mi ha accompagnata è davvero speciale. Era solo lei – perché è una femmina – quella giusta, con quegli occhi chiari, quella intelligenza. Non abbiamo usato altri cani, come spesso accade nelle fiction. Ho passato un mese con lei prima di girare".

Aveva dei modelli cinematografici a cui ispirarsi? Non ci sono moltissimi film con protagoniste cieche, ma un paio sì.

"Mi ha colpito molto l’interpretazione di Audrey Hepburn in ‘Gli occhi della notte’, e qualche momento del primo episodio – chi lo ha visto lo sa – si ispira ad una scena di quel film. Ma mi ha toccato molto anche l’interpretazione di Valeria Golino ne ‘Il colore nascosto delle cose’ di Silvio Soldini".

Progetti?

"Adesso giriamo ‘Don Matteo’ fino a gennaio. A febbraio, riposare: non mi fermo da un anno. Vorrei scomparire per un paio di settimane, vedere qualche luogo d’Europa che amo, magari Parigi, chissà".

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