Venerdì 19 Aprile 2024

Rivoluzionario esame del sangue cattura cellule tumorali

Biopsia liquida, ecco un altro test che individua proteine del cancro nel torrente circolatorio consentendo di determinare la eventuale progressione della malattia

(Foto: NatchaS/iStock)

(Foto: NatchaS/iStock)

Un'equipe danese sta mettendo a punto un innovativo test del sangue (rientra nel grande capitolo della biopsia liquida) che sarebbe in grado di rilevare diversi tipi di cellule tumorali in ogni fase della loro progressione. Per riuscirci ha preso in prestito una proteina che ha a che fare con la malaria, e che era già stata oggetto di studio da parte dello stesso gruppo. A CACCIA DI CTC La nuova tecnica si basa su una precedente scoperta del 2015, che aveva rivelato come una proteina prodotta dal parassita della malaria fosse in grado di legare una specifica proteina di superficie presente nel 95% delle cellule tumorali. Alla luce di questa osservazione, gli scienziati hanno creato una versione sintetica della proteina della malaria (nome in codice: rVAR2) e l'hanno fusa con una minuscola sfera magnetica. La sonda artificiale viene aggiunta a un campione di sangue, dove si attacca alle cellule maligne fluttuanti nel liquido, le cosiddette cellule tumorali circolanti (CTC). Grazie al magnete, i medici possono poi isolare facilmente le CTC dalle cellule sane e dagli altri elementi corpuscolari del sangue, in modo da procedere con le successive analisi diagnostiche. CATTURA-TUMORE Il team guidato da Ali Salanti ha eseguito una serie di esperimenti per testare la capacità di rVAR2 di catturare cellule di vari tumori, tra cui il carcinoma polmonare, l'osteosarcoma, il melanoma e le neoplasie al seno, alla prostata e colon-rettali. I test hanno confermato che la sonda lega le diverse cellule maligne, ignorando tutti gli altri elementi normalmente contenuti in un campione di sangue. FUNZIONA IN OGNI STADIO I risultati della ricerca, che sono stati pubblicato su Nature Communications, mettono in evidenza che il test può rilevare il tumore prima che si diffonda (stadio I), ma anche individuare le fasi successive della progressione, in cui le cellule primarie migrano per formare tumori secondari. "Oggi è difficile determinare quale sia lo stadio della malattia", ha spiegato Salanti. "Il nostro metodo ci ha permesso di rilevare il tumore agli stadi uno, due, tre e quattro. In base al numero di cellule tumorali circolanti che troviamo nel sangue di qualcuno, saremo in grado di determinare se si tratta di una neoplasia relativamente aggressiva o meno, adattando il trattamento di conseguenza". PROSSIMAMENTE NEGLI OSPEDALI? Gli odierni test per riconoscere le CTC sfruttano anticorpi che legano dei marcatori che hanno lo svantaggio di non essere presenti in tutti i tumori. Inoltre esiste la possibilità che si leghino a cellule non cancerose, dando luogo a responsi errati. Salanti e colleghi hanno già effettuato con successo dei test su pazienti affetti da carcinoma al pancreas e sperano che le prossime prove sul campo possano certificare la bontà del loro lavoro, trasformandolo in un effettivo strumento diagnostico.  

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