Bianco, uomo, Hardy: il nuovo 007 è da Oscar

Né donna né nero: dopo mesi di illazioni su cambiamenti rivoluzionari, al posto di Craig arriva il divo candidato alla statuetta per “Revenant”

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Non è ancora ufficiale, ma quasi: Tom Hardy sarà il prossimo 007. The Vulcan Reporter e, a cascata, i siti di tutto il mondo lo scrivono: dopo mille candidati possibili, dopo che sembrava che il prossimo James Bond dovesse essere nero, donna, LGBT+, dopo tutte le voci sul testimone che sarebbe passato in mano alla coprotagonista con Craig di No Time To Die, Lashana Lynch, ecco Tom Hardy: bianco, e uomo. Londinese, carismatico, trasformista, 43 anni. Il personaggio gli sarebbe stato affidato dopo i provini sostenuti da Hardy a giugno. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare a novembre.

Hardy – bravissimo in Locke, tostissimo come cattivo in Revenant, al punto da mettere in ombra la performance di Leonardo DiCaprio (che per quel film ha vinto l’Oscar) – non spunta dal nulla: il suo era uno dei molti nomi presi in considerazione per il prossimo James Bond. Un gruppo di cui facevano parte Idris Elba, Tom Hiddleston e Richard Madden. Già due anni fa Pierce Brosnan, Bond elegante e algido fra il 1994 e il 2005, aveva fatto il suo nome al Daily Mail: "Dopo Craig, penso che Tom Hardy potrebbe essere un Bond perfetto. Sarei felice di vederlo nel ruolo".

Daniel Craig, da parte sua, aveva già detto di aver chiuso con 007. Che No Time To Die fosse il suo ultimo Bond era noto da tempo. Tom Hardy, intervistato da molti media britannici e stuzzicato sull’argomento, aveva sempre opposto un riserbo assoluto: "Vedi, c’è una leggenda nella comunità degli attori", aveva spiegato a un giornalista. "Se parli di 007, se dici che ti piacerebbe quel ruolo, automaticamente ne sei fuori. Quindi io su 007 non ti dirò proprio niente". Una frase che già deponeva a favore del suo interesse per la parte.

Il prossimo Bond seguirà No Time To Die, che deve ancora debuttare: l’uscita privista ad aprile è slittata per il Covid al 12 novembre in Gran Bretagna. Tom Hardy, 43 anni, londinese, è stato il mattatore di Locke (2013), film tutto girato all’interno di un’auto, praticamente un monologo con solo le voci di altre persone al telefono come interlocutori; nel 2015 in Revenant – Redivivo di Alejandro Iñárritu aveva dato vita a una performance emozionante, nomination all’Oscar come migliore non protagonista. Nello stesso anno aveva interpretato il film post apocalittico Mad Max: Fury Road. Con il regista Christopher Nolan ha lavorato in tre film: Inception, Il cavaliere oscuro e Dunkirk. Dal 2014 al 2019 ha ottenuto grande popolarità tv con la serie Peaky Blinders.

La sua biografia è a tinte forti. Ha conosciuto ogni tipo di droghe in giovanissima età: la colla a undici anni, gli allucinogeni a tredici. A 25 anni, dopo un collasso, si sveglia in una pozza di sangue e vomito: entra in riabilitazione, e da allora è, come si dice, pulito. "Mi sarei venduto mia madre per il crack", ha confessato in un’intervista a proposito di quegli anni. E in quegli anni aveva già iniziato a lavorare per il grande schermo: anche un ruolo di rilievo in Star Trek – la nemesi. Poi, un lungo purgatorio di teatro, piccole serie tv, film indipendenti.

Nel 2008 la rinascita, con il film Bronson di Nicolas Winding Refn: per interpretare un violento che passa in carcere trent’anni della sua vita, modifica il suo corpo, aumenta di 20 chili la massa muscolare. Imprese che compirà anche in seguito: per Warrior, nel 2013, si allena con i pesi per un anno intero, e durante le riprese si frattura dita e costole. La sua vita privata? Movimentata, come la sua storia di dipendenze. Si sposa a 22 anni, divorzia poco dopo, ha un figlio da un’altra fidanzata, si risposa nel 2014, ha due figli di due e cinque anni. In alcune interviste ha rivelato di avere avuto diverse esperienze omosessuali in giovinezza. Poi ha dichiarato di essere stato frainteso.

 

 

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