Giovedì 18 Aprile 2024

Beyoncé abbatte tutti i record (e i tabù)

La regina del pop (e del mondo Lgbtq+) entra nella storia coi 32 Grammy in carriera: "Dedico la vittoria a mio marito". I Maneskin all’asciutto

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di Marianna Grazi

Record, new entry e una regina indiscussa, all’ennesima consacrazione. Domenica notte la 65ª edizione dei Grammy Awards, tornata a Los Angeles dopo essersi spostata a Las Vegas causa Covid, non ha deluso le attese, ma è stata se possibile sorprendente come non mai.

Ci sono state prime volte, premi attesi e delusioni, ma nella serata dedicata agli Oscar della musica assegnati dalla Recording Academy la protagonista aveva un nome ben preciso: Beyoncé. Queen B. è infatti diventata l’artista più premiata nella storia dei Grammy, con 32 riconoscimenti vinti in carriera e 88 nomination, superando così il direttore d’orchestra ungherese naturalizzato inglese Georg Solti, scomparso nel 1997, che era arrivato a quota 31. Quasi una predestinata, alla cerimonia di domenica 5 febbraio la 41enne si è aggiudicata quattro statuette: miglior DanceElectronic Recording per Break My Soul, Best Traditional R&B Performance per Plastic Off the Sofa, Best R&B Song per Cuff it e quella che le ha permesso di infrangere il limite precedente, entrando dritta dritta nella storia, per il Best Dance Electronic Album con Renaissance.

"Sto cercando di non essere eccessivamente emozionata – ha detto la cantante sul palco di Los Angeles –. Vorrei provare a godermi questa serata". La dedica per questo storico traguardo è andata, oltre al suo "bellissimo marito" Jay-Z, alla "comunità queer, per il loro amore e per aver inventato questo genere (musicale, ndr)".

Il presentatore della serata, Trevor Noah, l’ha definita The Goat, acronimo “Greatest of All Time”, la migliore di tutti i tempi, mentre Lizzo, rendendole omaggio dal palco, ha detto che Beyoncé "è l’artista del nostro tempo". Cantautrice, ballerina e attrice statunitense si è aggiudicata 22 dei 32 Grammy da solista, gli altri risalgono ai tempi delle Destiny’s Child. Nel 2022 ha pubblicato Renaissance, il settimo album consecutivo a esordire alla prima posizione della Billboard 200, unica artista a riuscirci nella storia della classifica.

Un’icona assoluta, la cui rinascita è stata accolta con grande entusiasmo dai suoi fan che hanno atteso a lungo il ritorno della loro regina. Oltre alla carriera musicale, è attrice e stilista, impegnata in numerose iniziative solidali e di beneficienza, dalla situazione degli afroamericani in America – ha aderito al movimento Black Lives Matter –, alla questione della povertà, da sempre sensibile anche a tematiche come il sessismo, diritti della comunità Lgbtq+ e la condizione femminile.

Per l’incoronazione, insomma, era solo questione di tempo, anche se l’interprete di Halo è stata esclusa, per l’ennesima volta, dai premi più prestigiosi. L’album dell’anno, ad esempio, che è andato a Harry Styles per Harry’s House. "Sono stato molto, molto motivato da tutti gli artisti presenti in questa categoria insieme a me", ha detto il 29enne.

Tra i Grammy più importanti quello per il miglior nuovo artista dell’anno, vinto dalla cantante jazz Samara Joy: niente da fare per i Maneskin nonostante fossero considerati tra i favoriti. Gli altri due principali riconoscimenti sono andati a Lizzo (per la registrazione dell’anno con About Damn Time), che ha dichiarato: "È una cosa inaspettata. Voglio dedicare questo premio a Prince", e a sorpresa alla 73enne Bonnie Raitt, per la canzone dell’anno Just Like That, un folk tradizionale su un trapianto di cuore.

Viola Davis, con l’audio-libro del suo Finding Me, è entrata nell’esclusivo club degli Egot, i vincitori di Emmy, Grammy, Oscar e Tony, e una delle più grandi sorprese della serata arriva da Kim Petras, prima donna transgender a vincere una statuetta, per la migliore performance di un duogruppo pop insieme a Sam Smith per la loro canzone Unholy. "Voglio ringraziare tutte le leggende trans che mi hanno preceduto". Ozzy Osbourne ha vinto il Best Rock Album e nella categoria Best Metal Performance. Per la prima volta i Grammy hanno reso omaggio all’hip hop, genere finora trascurato, con un contributo alla musica nera, e Baraye, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo.

Insomma, come ha detto il presentato Noah "La musica non è solo l’armonia dei suoni, ma l’armonia degli esseri umani" e mai come questa edizione ha dimostrato che dalla varietà può nascere la grandezza.

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