Giovedì 18 Aprile 2024

Benzina solida, l’eco-invenzione di un secolo fa

Gaetano Fuardo scoprì nel 1935 il modo per trasformare il carburante in gelatina. Lavorò per il Führer e i francesi, poi fu dimenticato

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di Andrea Cionci

Entro il 2050 si vorrebbe giungere ad un mondo a “zero emissioni” e tutte le automobili in commercio dovrebbero essere “sostenibili” entro il 2035, mentre il continuo rincaro di benzina e gasolio continua a incidere sulle tasche dei cittadini. Ecosostenibilità e basso costo: due esigenze che, plausibilmente, la benzina solida inventata da Gaetano Fuardo (1878-1962) sarebbe in grado di soddisfare.

Quasi nessuno ne ha sentito parlare, eppure non si tratta di una recente “startup”, ma di un composto sintetizzato quasi cento anni fa da questo ingegnere siciliano che – laurato a Milano e ufficiale di fanteria durante la prima guerra mondiale – nel 1935 riuscì a portare la benzina da liquida a solida, trasformandola in una sostanza simile a gelatina spugnosa.

Il prodotto di Fuardo è molto interessante: non è solubile in acqua e dunque non inquina, non prende fuoco ed è facile da stoccare e trasportare; Salvatore Cosentino autore nel 2007 de Il giallo della benzina solida ininfiammabile che riduce i costi del 50 per cento ha stimato che utilizzando la benzina solida non sarebbero più necessari i distributori, e anche la filiera del trasporto verrebbe fortemente ridimensionata, facendo abbassare il prezzo del 50% circa.

Nell’Europa degli anni Trenta, dove già si subodoravano tensioni belliche, il possesso della benzina solida poteva rappresentare, per qualsiasi governo, un concreto vantaggio tecnologico rispetto ai possibili avversari. Trattenuto dagli inglesi che non erano riusciti ad ottenere il brevetto esclusivo, Fuardo fu liberato grazie all’intervento dell’intelligence italiana, ma anche il Führer aveva sentito parlare dell’invenzione dell’ingegnere siciliano, che poteva costituire una svolta per l’andamento bellico: possiamo immaginare cosa sarebbe stata in grado di fare la sua “fanteria motorizzata” se avesse posseduto un carburante ininfiammabile, che non gelava ed era facilissimo da trasportare.

Fuardo accettò di produrre la sua “Benzina F” ad uso esclusivo della Germania, lavorando a Dusseldorf. Tuttavia la Raf bombardò la fabbrica e pose fine alla produzione. Bisogna aspettare la fine della guerra per veder rientrare in scena la benzina solida, questa volta in Francia e, ancora una volta, per scopi bellici.

Pare che Fuardo avesse proposto la sua scoperta anche alla Fiat, ma per una fabbrica di automobili il costo di dover modificare lo schema produttivo dei motori eccedeva di gran lunga i benefici; così l’offerta fu declinata.

Ad accoglierla con entusiasmo, invece fu appunto la Francia che la impiegò nella guerra del Vietnam dove si mostrarono le enormi potenzialità della benzina solida. A Dien Bien Phu i francesi riuscirono a resistere per 57 giorni a un assedio mortale, grazie all’impiego della Benzina F che poteva essere paracadutata dall’aviazione, nella base collocata al centro della foresta, all’interno di sacchi di iuta – cosa che sarebbe stata impossibile per la comune benzina liquida.

Tuttavia, dopo la guerra la Francia chiuse il contratto, come se sulla scoperta gravasse una maledizione. Il povero scienziato fu anche pestato da sconosciuti, che gli sottrassero la preziosa documentazione sulla sua benzina. Fuardo morì in miseria, e la sua invenzione morì con lui; ma sembra veramente incredibile che mentre si parla di “transizione ecologica”, nessuno abbia pensato a riscoprire il brevetto e a sfruttarlo per le sue enormi potenzialità. Che vi siano di mezzo i soliti interessi?

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