Mercoledì 24 Aprile 2024

Individuato un antidoto che combatte lo stress

Un microrganismo (Mycobacterium vaccae) potrebbe aiutarci a sviluppare un vaccino protettivo antistress

In futuro potremo contare su un vaccino antistress?

In futuro potremo contare su un vaccino antistress?

Un batterio che prospera naturalmente nella "sporcizia" potrebbe diventare il nostro più fedele alleato nella battaglia contro lo stress. A rivelarlo è uno studio condotto da un'equipe internazionale e pubblicato sulla rivista Psychopharmacology, secondo cui in futuro con questo antidoto si potrebbe perfino arrivare alla formulazione di un vero e proprio vaccino antistress. BATTERI AMICI DELL'UOMO I ricercatori hanno concentrato le loro attenzioni sul Mycobacterium vaccae, una specie non patogena presente nel suolo, che, in base agli indizi raccolti da precedenti studi sui topi, avrebbe delle proprietà benefiche nascoste, utili per gli esseri umani. Come spiega in un'intervista il neuroendocrinologo Christopher Lowry, l'idea portante dello studio è che il progressivo distaccamento dell'uomo dalla vita agricola abbia cancellato il legame "con organismi che servivano a regolare il nostro sistema immunitario e a sopprimere le infiammazioni inappropriate". Dal nome evocativo dei bovini, che deriva effettivamente dalla parola latina vacca, poiché il batterio fu estrapolato per la prima volta da sterco di vacca in Austria, si capisce che questo minuscolo germe prolifera nello sporco. Eppure avrebbe proprietà prodigiose in relazione alle sostanze che riesce a secernere. L'evoluzione umana avrebbe in sostanza goduto del sostegno di alcuni microrganismi amici, che ora, non potendoci più aiutare, ci espongono a "un maggiore rischio di malattie infiammatorie e disturbi psichiatrici legati allo stress." VACCINO ANTISTRESS Il lavoro del team sul M. vaccae ha portato all'individuazione e all'isolamento di un particolare lipide, chiamato acido (10Z)-esadecenoico, che sembra essere l'arma segreta con cui il batterio contrasta le infiammazione negli animali. L'ipotesi, calibrata sulle evidenze sperimentali, è che una volta catturato dalle cellule del sistema immunitario, il batterio rilasci la molecola di grasso, la quale si lega a sua volta ai cosiddetti recettori attivati da proliferatori perossisomiali (PPAR). Senza entrare troppo nel dettaglio, il risultato di questa serie di eventi è il blocco del processo infiammatorio normalmente causato da situazioni di stress. Al momento non ci sono tuttavia certezze: serviranno ulteriori approfondimenti per comprendere bene il meccanismo e, soprattutto, verificare se gli effetti sono gli stessi anche nell'uomo. I ricercatori confidano comunque nel fatto che questa scoperta possa gettare le basi per lo sviluppo di un "vaccino antistress", che aiuti ad esempio le persone a prevenire i disturbi da stress post-traumatico.