Mercoledì 24 Aprile 2024

La spugna che riduce gli effetti collaterali della chemioterapia

Un dispositivo che agisce direttamente a livello del sangue assorbe il farmaco antitumorale in eccesso

Una spugna per ripulire il sangue dal farmaco in eccesso

Una spugna per ripulire il sangue dal farmaco in eccesso

Un team di ricercatori della University of California (UC) Berkeley ha messo a punto un dispositivo per ridurre la tossicità della chemioterapia quando si combatte un tumore. Si tratta di una minuscola spugna realizzata con la stampa 3D, che ripulisce il sangue dal farmaco in eccesso, così viene descritta la tecnica a livello intuitivo, allo scopo di allontanare i possibili effetti collaterali, come ad esempio il senso di stanchezza o la caduta dei capelli. EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA Le conseguenze dipendono dal fatto che il trattamento terapeutico, per quanto mirato, non uccide solo le cellule tumorali, ma può danneggiare anche quelle sane. Una parte del farmaco viaggia infatti attraverso il sangue, raggiungendo altre zone dell'organismo, dove causa effetti tossici di norma temporanei, che variano molto da fisico a fisico. CILINDRO ASSORBENTE Il dispositivo sanitario sperimentale sviluppato a Berkeley funziona come una spugna: si inserisce nella vena del paziente e si lascia agire per qualche ora, in modo che catturi l'eccesso di farmaco in uscita dal tumore. Per riuscirci sfrutta un polimero dotato di capacità assorbente, mentre la sua forma è paragonabile a quella di uno stent coronarico, ossia un tubicino che fa scorrere il sangue senza impedimenti. PRIMI RISCONTRI L'esperimento descritto sulla rivista ACS Central Science riguardava il tumore del fegato, e il dosaggio di un farmaco chemioterapico chiamata doxorubicina. I test sono stati condotti su modelli animali: i ricercatori hanno iniettato il farmaco a monte del fegato, inserendo poi lo stent in una vena a valle dell'organo. Il dispositivo è riuscito così a rimuovere dal sangue il 64% della doxorubicina in eccesso. C'È ANCORA LAVORO DA FARE I risultati sono incoraggianti, ma in futuro gli studi dovranno ovviamente riguardare anche negli esseri umani, nella fattispecie i soggetti in trattamento in oncologia. Prima di arrivare ai test nei pazienti oncologici, bisognerà comunque raccogliere sufficienti prove che certifichino la sicurezza della tecnica. Ogni ciclo chemioterapico richiede in teoria un ricambio del dispositivo, che tuttavia grazie alla versatilità della stampa 3D può adattarsi facilmente alle esigenze di ogni persona.