Venerdì 19 Aprile 2024

Sorpresa, nel cervello umano vivono dei batteri

È la conclusione di uno studio che spalanca nuovi orizzonti sulla comprensione del microbiota umano e su come questo regoli la nostra salute

(Foto: RapidEye/iStock)

(Foto: RapidEye/iStock)

È cosa ormai risaputa che i batteri intestinali giochino un ruolo importante nell'equilibrio della salute umana. Tuttavia, i microrganismi che popolano pacificamente il nostro corpo danno vita a un ecosistema (il cosiddetto microbiota) ancora tutto da decifrare. In questo senso, ha destato molta curiosità il lavoro di un'equipe statunitense, che ha documentato la presenza di ospiti di natura batterica in un luogo al di sopra di ogni sospetto: il cervello umano. IN CERCA DI GERMI L'equipe della University of Alabama at Birmingham, guidata dalla specialista in neuroanatomia Rosalinda Roberts, ha esaminato campioni di materia cerebrale proveniente da 34 individui deceduti, la metà dei quali aveva sofferto di schizofrenia. Le analisi hanno rivelato che tutti i tessuti contenevano quantità variabili di batteri a forma di bastoncello: la maggiore densità di microbi è stata registrata nella substantia nigra, nell'ippocampo e nella corteccia prefrontale. DUE INDIZI FANNO UNA PROVA Sebbene la presenza di microrganismi possa dipendere da una contaminazione post mortem, gli autori hanno scritto che la distribuzione delle colonie batteriche all'interno dei tessuti cerebrali sembra suggerire che non si tratti di un fatto accidentale. Per fugare i dubbi residui, i ricercatori hanno ripetuto il protocollo su un gruppo di topi vivi, rilevando anche qui la presenza di batteri nel cervello. MICROBIOTA CEREBRALE Roberts e colleghi ipotizzano che i batteri viaggino lungo i vasi sanguigni, per poi trovare casa negli assoni e nella barriera emato-encefalica. Se dovesse venire confermata, la scoperta è potenzialmente rivoluzionaria, perché apre scenari inesplorati sul rapporto tra questo microbiota cerebrale e i meccanismi che regolano il funzionamento del cervello. I risultati dello studio, che è ancora in attesa di peer review (ossia la verifica da parte di altri ricercatori), sono stati resi pubblici nel corso del meeting Neuroscience 2018, andato in scena a San Diego.