Sabato 20 Aprile 2024

Alzheimer, un nuovo test permette di prevederlo 10 anni prima

Lo studio ha individuato un sistema per monitorare la progressione della malattia con largo anticipo

Medici

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Il morbo di Alzheimer potrebbe essere prevedibile, e quindi curabile in modo efficace. Un nuovo studio condotto da un team internazionale di ricercatori ha individuato un sistema per monitorare la progressione della malattia circa dieci anni prima che si manifesti con i suoi sintomi clinici, irreversibili. Lo studio, ora nella sua seconda fase per la possibile applicazione pratica, potrebbe portare alla diagnosi del morbo molto prima che ne compaiano i segnali, permettendo la messa a punto di cure più efficaci per controllare la malattia.

IL TEST PER RILEVARE L'ALZHEIMERLa ricerca scientifica indaga in modo sempre più intenso sull'Alzheimer, per riuscire a identificarlo prima della comparsa dei segni del declino cognitivo, che cresce in modo lento e silenzioso nell'arco di 10-20 anni. È proprio questo il periodo chiave in cui intervenire per arginare la malattia con trattamenti preventivi. E uno dei campi di ricerca è quello delle proteine del sangue in grado di funzionare da marker che segnalino l'insorgere dei processi di neurodegenerazione. Il team di ricercatori, nello studio pubblicato su Nature Medicine, ha sperimentato su 405 soggetti colpiti da Alzheimer un nuovo test del sangue che prende in considerazione una proteina chiamata neurofilament light (NfL), che viene rilasciata nel flusso sanguigno in seguito a danni alle cellule cerebrali. Hanno così scoperto un piccolo frammento che resiste a questo degrado ed è in grado di informarci sulla comparsa della malattia. UNA CURA IN ARRIVOLo studio ha rivelato una chiara correlazione tra l'aumento dei livelli di NfL e l'insorgenza dei sintomi clinici di Alzheimer. Quello che è emerso è che l'analisi del sangue ha previsto con precisione quando i membri di una famiglia con malattia di Alzheimer ereditata iniziano a mostrare i sintomi. I test hanno permesso di identificare l'insorgenza del morbo nei membri della famiglia anche un decennio prima che questi iniziassero a mostrare alterazioni cognitive.Lo studio ora prosegue per poter arrivare alla implementazione di questo esame del sangue nelle procedure mediche. Una volta completati tutti i procedimenti necessari, può diventare una prassi utile per i pazienti con un rischio genetico familiare di sviluppare il morbo di Alzheimer.